Dimensioni del genere non si erano mai viste prima. Leggendo tra le righe alcuni dei commenti più rilevanti sulla scoperta di Wuwangdun, nella provincia cinese nord-orientale di Anhui, si può scorgere questa sorta di parafrasi, magari semplicistica, senz’altro d’impatto. Così come si può definire impattante il lavoro degli archeologi, che in pochi mesi hanno coordinato un numero spropositato di forze per uno scopro essenziale: riportare alla luce un sepolcro gigantesco, uno dei più antichi e maggiormente rappresentativi della storia cinese. Sull’esito dell’intera vicenda ci rende partecipi l’Amministrazione Statale per il Patrimonio Culturale grazie ai suoi numerosi comunicati stampa.
Prima di sviscerare nel dettaglio le caratteristiche della scoperta, è utile rispolverare qualche cenno storico propedeutico alla comprensione del caso. All’apice della sua influenza politica, commerciale e non ultima militare, il Regno Chu si estendeva su una vasta area comprendente il medio e il basso corso del fiume Yangtze (nella cartina qui sotto Chu è il più meridionale degli stati combattenti; contraddistinto dal colore viola). Questa particolare entità statuale sopravvisse per circa 800 anni, abbracciando due importanti epoche della storia sinica: il Periodo delle Primavere e degli Autunni, (722-481 a.C.) ed il Periodo dei Regni Combattenti (481-221 a.C.).
Senza ripercorrere con minuzia gli istanti che contraddistinsero lo Stato Chu nel corso della sua esistenza, possiamo dire come il regno, con capitale Ying, inizialmente si mostrò aggressivo e ostile più o meno con tutti i vicini nell’area. Progressivamente l’atteggiamento minaccioso si placò, lasciando spazio ad un governo retto, con il quale poter dialogare e, nel caso, contrattare. Chu si affermò infine come una sorta di impero influente e temuto, questo nel VI secolo a.C. La decadenza iniziò nel secolo successivo e il crollo definitivo avvenne nel 223 a.C. Al tempo l’imperatore Qinshihuang assoggettò il regno, dando inizio all’epoca della prima dinastia unificatrice della Cina.
Ovviamente è facilissimo scadere nell’approssimazione più becera quando si cerca di riassumere poco meno di un millennio di storia in un paio di righe. Tuttavia il resoconto, per quanto sintetico e sommario, serve a contestualizzare l’importanza del ritrovamento avvenuto a Wuwangdun. Gli esperti in realtà erano a conoscenza della centralità archeologica del sito da circa un decennio. Nel 2015 degli operatori statali rinvennero nell’area d’interesse (circa 1,5 km2) un cimitero circondato da un fossato. Gli scavi negli anni successivi hanno permesso il ritrovamento di manufatti vari, ceramiche, carri cerimoniali e tombe di modesta entità. Tutto ciò prima che gli addetti ai lavori posassero lo sguardo sull’immensa “tomba n.1“, la più grande nonché la più antica del sito.
La parte superficiale del sepolcro ha rivisto la luce del sole già a cavallo tra 2020 e 2021. Pandemia ed altre beghe di carattere economico hanno rallentato, se non addirittura fermato, i lavori di scavo. Stasi dei lavori che ha giovato a tombaroli e sciacalli, in grado di spogliare in parte gli arredi superficiali del mausoleo. Dal 2022 l’amministrazione provinciale ha protetto l’area di scavo con un’apposita struttura contenitiva. La datazione al radiocarbonio colloca la realizzazione della tomba tra III e II secolo a.C. Chi realizzò l’area cimiteriale, lo fece in prossimità dell’ultima capitale Chu, la città di Shouchun (oggi Shouxian), a 15 km di distanza.
Stando ai rapporti degli archeologi, la tomba si dirama in 9 camere sepolcrali disposte a croce (otto sono laterali, una è centrale). Quattro strati di assi in legno ricopre ogni singola camera. Sulla parte superiore di ciascun ambiente è riportata la propria funzione grazie a delle inscrizioni realizzate con inchiostro. Gong Xicheng, ricercatore presso l’Istituto provinciale di reliquie culturali di Anhui, nonché responsabile del sito, ha rilasciato diverse dichiarazioni volte a sottolineare la rilevanza della scoperta.
Nelle sue parole: “La tomba n. 1 di Wuwangdun ha dimensioni enormi ed è la più grande tomba dello stato Chu che abbiamo scavato fino ad oggi. Il sepolcro era sigillato con un tumulo di terra. Questo aveva un diametro di oltre 130 metri sul fondo mentre la fossa funeraria superava i 400 metri quadrati…”.
Conclude il ricercatore: “Il sito costituisce un esempio importante per studiare le tecniche di costruzione delle tombe su larga scala durante il tardo periodo degli Stati Combattenti. Inoltre, poiché la tomba risale a un periodo cruciale in cui il sistema statale feudale si stava disintegrando e la formazione di un paese unificato era imminente, fornisce informazioni sistematiche per i nostri studi sulla formazione di un impero unificato e la sua cultura durante il periodo Qin (221 – 206 a.C.) e Han (206 a.C. – 220 d.C.)”.