Almanacco del 18 maggio, anno 1896: si consuma in Russia la tragedia di Chodynka, vero e proprio esempio di isteria collettiva. Si parla di ben 1.389 persone morte in seguito all’incoronazione del nuovo Zar Nicola II di Russia. La folla scalpitante non ha regole, l’armonia lascia l’ago della bilancia tutto a favore del caos, e spesso conduce a risultati simili. Vediamo cosa successe più da vicino.
Iniziamo col dare un dato non poco rilevante: quella di Nicola II e di sua moglie l’imperatrice Aleksandra Fëdorovna Romanova, fu l’ultima incoronazione imperiale di Russia. Voi allora starete pensando che l’evento tragico può in qualche modo giustificarsi. Eh no! Nessuno chiaramente sapeva cosa sarebbe successo nell’Ottobre del ’17, nessuno immaginava una Rivoluzione con la “R” maiuscola.
Ritorniamo però al 1896. Il primo giorno di maggio (il realtà il 13 maggio secondo il calendario giuliano seguito in Russia) sarebbe avvenuta la solenne incoronazione imperiale. Questo recitava un manifesto affisso per le strade dell’intero territorio interessato. La voce correva veloce, e tutti coloro che ne avevano possibilità voleva parteciparvi.
Nel frattempo si preparava anche il lato delle celebrazioni ufficiali e dei festeggiamenti. In aprile giunsero a Mosca, direttamente da San Pietroburgo, oltre 8.000 chili di posate, bicchieri, piatti e servizi da tavola. Ah, alcuni di questi erano in oro e argento. Lo sfarzo non poteva mancare, chiaramente.
Insomma tutto sembrava pronto: la gente sapeva e fremeva, i festeggiamenti erano stati organizzati, mancavano solo le teste da coronare. Ora forse vi deluderemo: le celebrazioni e l’incoronazione andarono per il meglio, il peggio sarebbe arrivato in seguito. Subito dopo tali eventi per le élites, infatti, si svolsero i festeggiamenti per il popolo, nei pressi di Chodynka. Qui si allestì un immenso e lautissimo banchetto.
Si diffuse la voce che il nuovo zar regalasse a tutti ricchi doni. La realtà dei fatti era che si offriva un po’ di pane, del salame, una tazza di birra e pan di zenzero. La folla scalpitava, 1.800 militari non riuscirono chiaramente a tenere a bada 500.000 uomini e donne (questi i numeri riportati, anche se considerati quasi all’unanimità come eccessivi). Quando si diffuse la voce che le provviste non sarebbero bastate per tutti, ecco che la tragedia si consumò inesorabile. Quel 18 maggio costò la vita a 1.389 persone intrappolate nella calca e fatalmente calpestate dalla folla.