Il caldo estremo e la prolungata assenza di piogge hanno causato la secca nella diga di Pantabangan, nell’area settentrionale delle Filippine. Il livello dell’acqua è sceso a tal punto da far riemergere rovine di una città secolare, sorta a metà del XVII secolo e in parte sommersa negli anni ’70 dello scorso secolo a seguito della costruzione di una diga.
Lasciano stupiti i resti riemersi della vecchia chiesa, un tempo punto di riferimento del centro storico e simbolo della provincia di Nueva Ecija. Così come possono sorprendere la dozzina di lapidi e sarcofagi in pietra tornati sotto la luce del sole dopo decenni di oblio subacqueo. Sono le conseguenze del cambiamento climatico. La secca a Pantabangan ha raggiunto livelli record quest’anno: il livello dell’acqua è sceso di 26 metri, sette in più rispetto all’anno scorso nello stesso periodo.
Fu il missionario agostiniano Juan Alonzo de Abarca a fondare l’insediamento di Pantabangan nel 1645. Il villaggio divenne ufficialmente “ciudad” (lett. “città“) nel 1747 secondo la regia amministrazione spagnola. La turbolenta epoca di passaggio tra XIX e XX secolo vide l’intera provincia interessata da costanti scontri tra l’indipendente stato filippino e gli americani. La città di Pantabangan ne risentì solo in parte, così come non fu particolarmente scalfita dall’occupazione giapponese durante la Seconda Guerra Mondiale.
Nel 1966 il governo di Manila approvò l’Upper Pampanga River Project Act, un piano di costruzione per la diga di Pantabangan. All’inaugurazione dell’11 giugno 1971 partecipò anche il dittatore Ferdinand Marcos. L’acqua sommerse circa 8.100 ettari di terrenti agricoli, villaggi e quartieri cittadini. I residenti si videro costretti a trasferirsi nella nuova città di Pantabangan, mentre la parte vecchia, con tutte le sue storiche strutture del periodo coloniale, andarono incontro alla dimenticanza.
Il caldo estremo ha risvegliato l’interesse dei turisti per queste rovine a lungo nascoste dall’acqua lacustre. Svetta il campanile della chiesa risalente al Settecento. Così si esprime il pescatore Nelson Dellera, uno dei tanti locali intervistati: “prima della secca guadagnavo solo 200 pesos [3,50 dollari] dalla pesca, ma quando sono arrivati i turisti, guadagno dai 1.500 ai 1.800 pesos al giorno”.
Il collasso climatico causato dall’azione antropica genera anche situazioni del genere. Tuttavia è necessario ricordare come per ogni campanile riemerso ci sono boschi inceneriti dalle fiamme, ghiacci disciolti, livello dell’acqua marina che cresce esponenzialmente causando disagi d’ogni genere sulle coste di tutto il mondo, alluvioni e uragani distruttivi. Il caso di Pantabangan, nelle Filippine, non è altro che un monito, seppur curioso per sua natura.