Sul finire del 2023, una grande scoperta è avvenuta a Filippi, nella Grecia nord-occidentale. Si tratta di una testa di Apollo in marmo risalente a ben 1.800 anni fa! Il ritrovamento è contiguo, per cronologia e tematica, con uno avvenuto l’anno precedente, in quel caso si trattava di Ercole. Vediamo da più vicino la storia di quest’opera d’arte e la sua raffinata bellezza.
Partiamo dalla datazione, che, come sopra anticipato, la fa risalire al II o III secolo d.C. Splendidamente conservata, proprio le sue peculiarità permettono di identificarlo nel dio Apollo, perenne polo apposto nella dualità con Dioniso. Dai suoi ricci e dalla sua consueta corona d’alloro arriva infatti l’identikit finale.
Per quanto concerne la vicenda della statua, questa appare travagliata ed intricata. Nata con ogni probabilità con scopo devozionale, divenne in epoca medievale un ornamento. Probabilmente era infatti esposta in una piazza o in prossimità di una fontana. Uno dei tanti casi di riutilizzo di statue e reperti antichi in un periodo successivo a quelli della loro creazione.
Interessante testimonianza di ciò è la moneta raffigurante l’Imperatore Leone VI trovata insieme alla testa di Apollo. Questa suggerisce di traverso un riutilizzo della statua quasi sicuro attestabile al periodo compreso tra VIII e IX secolo. Almeno questo è quanto presupposto dal gruppo di 15 giovani studenti guidati dalla professoressa di archeologia bizantina Natalia Poulos.
La scoperta è avvenuta inoltre in un punto di incrocio molto importante. In quei paraggi difatti la principale strada meridionale di Filippi interseca quella settentrionale. Proprio lì sorgeva, da quanto testimoniano i recenti studi e scavi, una importante piazza molto decorata e di grande importanza. Anche la statua erculea ritrovata l’anno precedente potrebbe far parte di questa piazza e della sua fontana.
I lavori archeologici si inseriscono in un contesto e in una storia molto importante, iniziata addirittura nei primi anni del secolo scorso. Lungi dall’essere un coronamento della fine del processo, questa scoperta è l’ennesima ciliegina sull’ennesima torta, sperando di vederne sfornare molte altre.