Almanacco del 13 maggio, anno 1871: il governo italiano approva la Legge delle guarentigie, ossia delle “garanzie”. Con questo nome si è soliti indicare il provvedimento legislativo promulgato per regolare i rapporti fra il neonato Regno d’Italia e la Santa Sede.
Il contesto storico è quello del Risorgimento, nello specifico la Presa di Roma a seguito della Breccia di Porta Pia. Papa Pio IX, ovviamente, non aveva riconosciuto la soppressione dello Stato Pontificio. Anzi, si rifiutava categoricamente di aprire canali diplomatici con l’Italia, trincerandosi all’interno dei palazzi vaticani. Il governo italiano, allora, per tentare di normalizzare i rapporti con la Santa Sede, decise di approvare tale disposizione legislativa.
Esse garantivano al pontefice l’inviolabilità della sua persona, un introito fisso da parte dello stato italiano, il diritto di mantenere guardie armate a difesa dei palazzi vaticani, del Laterano, della Cancelleria e quello di Castel Gandolfo. Per tali immobili era poi assicurata l’extraterritorialità, ossia l’esenzione dalla giurisdizione delle leggi italiane. Per quanto concerne i rapporti fra Italia e Chiesa cattolica, si riconosceva ad entrambi la massima pacifica indipendenza.
Papa Pio IX, però, non solo non smorzò la sua intransigenza, ma anzi la fomentò proclamando il principio del non expedit (“non conviene”). Questa formula latina indicava la disposizione della Santa Sede che vietava ai cattolici italiani di partecipare alla vita politica del Regno d’Italia. In pratica, imponeva ai cattolici di non riconoscere il loro stesso Paese. Questo creava, ovviamente, un grosso problema, dato l’alto numero di cattolici dichiarati presenti nella società italiana.
Dopo anni di aperta tensione fra le parti, il divieto di Pio IX fu parzialmente superato dal cosiddetto Patto Gentiloni del 1913. In occasione delle elezioni politiche di quell’anno, il Partito Liberale di Giovanni Giolitti si accordò con l’Unione Elettorale Cattolica Italiana del conte Ottorino Gentiloni (da cui prende il nome il patto) per ottenere i voti dei cattolici in cambio dell’impegno a portare istanze vicine al cattolicesimo politico (come, ad esempio, l’opposizione alla legalizzazione del divorzio).
Nel 1919, Papa Benedetto XV revocò ufficialmente il non expedit permettendo la nascita della prima formazione politica cattolica, il Partito Popolare Italiano, l’antenato della Democrazia Cristiana. Infine, nel 1929, il Regno d’Italia e Santa Sede normalizzeranno definitivamente i rapporti diplomatici con la firma dei Patti Lateranensi, che istituirono lo stato della Città del Vaticano. Dal quel 13 maggio 1871, dunque, ci vollero altri 58 anni per giungere ad una pace definitiva fra Chiesa cattolica e Stato Italiano.