“Omnes viae Romam ducunt”, ovvero “Tutte le strade portano a Roma“. Così recita un antichissimo proverbio – anche se non sappiamo quanto antico – che bene o male tutti conosciamo. Sebbene il modo di dire non sia di difficile comprensione e risulti esplicito nel messaggio che vuole comunicare, verrebbe la voglia di chiedersi quanto ci sia di vero e quanto invece appartenga al mondo metaforico. Ebbene, uno studio tedesco, condotto da esperti architetti di Stoccarda, ha voluto vederci chiaro. Essi hanno cercato, e successivamente individuato il grado di veridicità dietro un proverbio estremamente popolare per la cultura nostrana.
Oltre al senso metaforico, la dicitura nasconde una realtà concreta, tutt’ora tangibile. Parte dell’odierno sistema viario italiano vede la propria origine più di 2.000 anni fa. Prendiamo il caso delle statali. Quelle contrassegnate da numeri che vanno dall’1 all’8 (Aurelia, Cassia, Flaminia, Salaria, Tiburtina, Casilina, Appia, Ostiense) sono opera dei nostri lontani antenati, i quali ovviamente scelsero come chilometro zero la Città Eterna.
Ricollegandoci per un momento alla ricerca di carattere storico-architettonico a cui abbiamo accennato qualche riga più sopra, è interessante sottolineare un aspetto numerico. Grazie ad un lavoro più che certosino, gli esperti hanno calcolato la lunghezza dell’intero sistema viario romano: 200.000 km all’incirca (sommando tratti lastricati e non). Non solo! Essi hanno confermato come, seppur prendendo in considerazione percorsi secondari e indiretti, ogni singola strada realizzata dai romani effettivamente, in un modo o nell’altro, riconduceva a Roma.
Spiegarsi una tale diramazione e una così evidente “padronanza” del territorio non è scontato! O meglio, non lo risulta essere se si conosce un minimo la storia di Roma e la sua insaziabile vocazione conquistatrice. La costante nel trascorso monarchico, repubblicano ed infine imperialo dell’Urbe fu l’espansionismo militare.
I romani per primi compresero l’importanza della logistica su lunghe distanze, la centralità dei rifornimenti e delle strategie belliche legate all’analisi dell’aspetto organizzativo. Ragion per cui divenne prerogativa di massima urgenza costruire strade su strade che potessero collegare Roma alle principali città facenti parte della Res publica e del successivo Imperium.
Ma più strade significava altresì una maggiore portata commerciale e finanziaria. Quindi movimento di uomini, risorse, merci, idee, conoscenze e, ultima ma non per importanza, l’imposizione di una generale integrazione. Lungo quei percorsi ben delineati, regolarmente oggetto di manutenzione e costantemente ampliati circolò l’anima di Roma.
L’essenza di quest’ultima ebbe modo di diffondersi, attecchire, ammaliare tutti coloro che desiderarono far parte di quel progetto universalistico. Questo fu d’altronde il segreto del prolungato ed eccezionale dominio romano. Un’egemonia che spesso si tende a banalizzare o a dare per scontata, ma che al contrario originava da una logica dominante e dominatoria, in grado di rendere Roma quella perla antica per cui tutti la ricordano, la contemplano, l’ammirano. Quindi sì: tutte le strade hanno sempre portato a Roma, tanto metaforicamente quanto concretamente.