Tra i delitti e le trame oscure del Rinascimento italiano, si ricorderà anche la vicenda dell’uxoricida Francesca Bentivoglio. Nobildonna la cui immagine è ancora oggi ritratta nella cappella gentilizia della sua famiglia e che attirò l’attenzione di molti letterati.
Nacque il 18 febbraio del 1468 da Giovanni II e Ginevra Sforza. Ormai tredicenne fu scelto un promesso sposo: Galeotto Manfredi. Il matrimonio si celebrò a Bologna per intercessione di Lorenzo il Magnifico. L’intento del de’ Medici era quello di consolidare un’alleanza con la famiglia della giovane e futura uxoricida, per contrastare l’influenza pontificia.
Il matrimonio non fu felice, soprattutto per la presenza della storica amante del signore di Faenza, Cassandra Pavoni, dal quale ebbe tre figli illegittimi. La situazione non migliorò neppure con la nascita dell’erede Astorre nel 1485.
Nel 1487 a seguito di una violenta lite, Francesca decise di lasciare Faenza e portando con sé suo figlio, cercò riparo presso la casa paterna a Bologna. Si rese necessario l’intervento del brillante Lorenzo de’ Medici, il quale non poteva permettere che quell’alleanza vacillasse. Riuscì ad ottenere l’allontanamento dell’amante dalla città e a convincere Francesca a fare ritorno a Faenza.
La pace durò poco. Il 31 maggio dell’anno 1488 il signore di Faenza cadde vittima dell’intrigo ideato dalla moglie. La nobildonna fece chiamare il marito al suo capezzale per via di un improvviso malore. L’uomo allontanatosi dalle stalle, raggiunse rapidamente le stanze della consorte, sgombere ormai da possibili testimoni. Appena entrato nella camera da letto Galeotto venne aggredito da alcuni sgherri nascosti nella penombra.
Dopo l’uxoricidio Francesca trovò riparo presso la rocca di Faenza e mandò una richiesta di aiuto al padre Giovanni Bentivoglio. Egli rispose prontamente mettendosi a capo di una milizia e proclamò suo nipote, ancora infante, signore di Faenza. Questo insospettì gli abitanti della città: la paura era quella di cadere sotto la signoria dei Bentivoglio, così padre e figlia finirono con l’essere imprigionati. Non pare che il timore fosse fondato e i due poterono rientrare liberi a Bologna. I sicari di Manfredi, una volta catturati, incontrarono la morte. Francesca visse lontano da Faenza, essendosi risposata con Guido Torelli dei conti di Chiarugolo, e morì il 1505.