È convinzione di lunga, anzi, lunghissima data che gli Aborigeni australiani non producessero ceramica. Eppure un’indagine archeologica al largo della penisola di Cape York (punta settentrionale dell’Australia) potrebbe ribaltare completamente quest’ipotesi. Possiamo finalmente superare la teoria a sua volta figlia di una generica e approssimativa sottovalutazione colonialista della cultura indigena australe.
La rivista scientifico-divulgativa Quaternary Science Reviews ha pubblicato un articolo davvero interessante a riguardo; quasi rivoluzionario oserei dire. Gli archeologi, in collaborazione con la Walmbaar Aboriginal Corporation (WAC), un’organizzazione che si occupa della promozione della cultura aborigena australiana settentrionale, hanno rinvenuto ben 82 pezzi di ceramica datati intorno al I millennio a.C.
Kenneth McLean, uno dei coordinatori dell’indagine nonché associato della WAC, fornisce una descrizione dettagliata dell’evento: “Questo ci dà una comprensione più chiara degli antichi locali, i quali contrariamente a quanto si è pensato fino ad oggi, producevano ceramica. In questa zona vissero i primi aborigeni australiani a giungere sul continente, gruppi etnicamente distinti di cui sappiamo poco o nulla. Esiste la concreta opportunità di scoprire la natura questi antichi manufatti, inediti per collocazione cronologica e spaziale. Lavorare con gli archeologi permette al mio popolo e al mio paese di scoprire lati oscuri e poco noti di se stesso”.
L’isola, che per quasi 3.000 anni ha ospitato le ceramiche oggetto d’analisi e dibattito scientifico, prende il nome di Jiigurru, anche nota come Lizzard Island. I manufatti risultano essere unici nel loro genere, almeno per quello che riguarda l’Australia. “Rivoluzionario” non è un aggettivo azzardato. I ricercatori sottoscrivono come tale ritrovamento permetta un valido legame culturale tra gli Aborigeni australiani (o almeno la cultura settentrionale) ed i popoli della Papua Nuova Guinea, dello Stretto di Torres e delle isole del Pacifico.
Sean Ulm, illustre professore presso la James Cook University di Brisbane e ricercatore attivo nel campo inerente l’antichità dei nativi, ha commentato così la scoperta: “Questa ed altre ricerche in corso mettono sempre più alla prova le visioni stereotipate di ciò che pensiamo del profondo passato aborigeno. E con ciò intendo dire come uno dei gravosi luoghi comuni veda i nativi essere incapaci di produrre e lavorare ceramiche. Ora sappiamo come non solo conoscessero suddetta arte, ma ne fossero anche diretti produttori. Mi auguro che Cape York sia solo l’inizio di qualcosa di più grande”.
Il documento di ricerca sottoscritto dagli archeologi si pone come chiaro obiettivo la “decostruzione del mito coloniale sul sottosviluppo culturale degli Aborigeni australiani e delle sub-culture ad essi collegati”. Complessità e innovazione hanno sempre fatto parte dell’attività produttiva nativa. I ritrovamenti di Cape York ne rappresentano la più chiara dimostrazione.