Si tratta di uno splendido esempio di arte tardo-antica, un gigante di 13 metri che sovrasta la vista e inquieta l’animo. Stiamo parlando della statua di Costantino, risalente al IV secolo a.C. che rappresenta tutta la grandezza di una delle figure più importanti della romanità. Passato (un po’ approssimativamente e in maniera generalizzata) alla storia come il cristianizzatore dell’Impero, questo imperatore ebbe sicuramente un peso specifico elevatissimo.
Nel 312 d.C., dopo la vittoria nella Battaglia di Ponte Milvio contro Massenzio, Costantino dimostrò a tutti di essere il padrone dell’Impero. E come celebrare un grande della storia se non con una grande opera? Si tratta di una riutilizzazione di una statua preesistente. Per essere più precisi, parliamo della statua di Giove Ottimo Massimo, che si trovava nel suo tempio al Campidoglio.
Il colosso costantiniano è un acrolito, ovvero un tipo di scultura particolare utilizzata dai greci e, in una certa misura, anche dai romani. Si trattava di opere composte con marmo, o altri materiali pregiati, sono nella testa, nelle mani e nei piedi. Ed il resto del corpo? Chiaramente non rimaneva vacante, era realizzato però con materiali più deperibili e meno pregiati.
Dopo la presentazione generale della storia della figura storica e artistica, facciamo un salto indietro nel tempo. Torniamo a circa 500 anni fa, più precisamente al 1486. In questo anno, nell’abside della Basilica di Massenzio lungo la Via Sacra, furono ritrovati 9 frammenti di marmo pario. All’inizio però tali reperti non furono attribuiti correttamente a Costantino, si pensava fossero parte di una statua di Commodo.
Solo alla fine del XIX secolo ci fu la svolta e la giusta interpretazione dei frammenti marmorei. Nel 1951 avvenne poi la scoperta di un decimo frammento nel Parco Archeologico del Colosseo. Un viaggio molto lungo dunque che arriva fino ai giorni nostri per soggiornare nei giardini di Villa Caffarelli.
Ad oggi infatti è qui che si trova l’opera mastodontica. Rimarrà in esposizione per tutto il 2025, per poi trovare posto, probabilmente, al Museo della civiltà romana. Affrettatevi dunque e recatevi a vedere questa splendida ricostruzione di quella che doveva essere un’imponente manifestazione di potere.