Fu un asino, ai primordi del XX secolo, a scoprire accidentalmente alcune delle più fulgide meraviglie del mondo antico: le catacombe di Kom el-Shoqafa. La loro storia origina all’epoca degli imperatori della dinastia Antonina (II secolo d.C.), quando gli architetti iniziarono ad edificare un notevole complesso sepolcrale nella città di Alessandria d’Egitto, secondo polo urbano per importanza e prestigio in tutto l’impero, dopo Roma chiaramente.
L’animale cadde fatalmente nel pozzo d’ingresso, rivelando al mondo contemporaneo l’esistenza di queste splendide vestigia. Oggi esse sono locate tra i quartieri alessandrini di Karmus e Mini el-Basal. Il nome arabo “Kom el-Shoqafa” (lett. “collina di cocci” o “collina di frammenti”) rivelava già in passato la presenza di un’importante quantità di reperti storici e manufatti antichi. Al suo interno la necropoli conserva tombe, vani funebri, sepolcri, statue, affreschi e svariati oggetti appartenenti non solo a diverse epoche storiche, ma anche a differenti stili artistici/architettonici.
Una passeggiata al loro interno si tramuta in un’esperienza senza eguali. Una totale immersione nell’antico mondo egizio, nonché nella sfera culturale ellenistica, romana imperiale e tardoantica. Probabilmente anche gli arabi ebbero modo di entrare nelle catacombe di Kom el-Shoqafa, ma le fonti scarseggiano a tal riguardo. Ragion per cui si pensa che la necropoli, soprattutto tra V e VI secolo, conobbe un progressivo (ed infine perpetuo) abbandono. Perché scomodare il primato delle “Meraviglie del Mondo” (“Wonder of the World”) per le suddette catacombe alessandrine? Basta dare un’occhiata alla loro struttura, alle decorazioni ivi presenti, alla complessità del loro registro architettonico per rispondere alla domanda.
Kom el-Shoqafa rappresenta ad oggi una delle necropoli greco-romane più grandi ed affascinanti del mondo antico, certamente dell’intero Egitto. Si sviluppano in profondità per circa 30 metri, articolandosi in una pluralità di livelli (accertati tre, ma recenti ricerche lasciano presagire un quarto, se non un quinto livello). Vi si accede tramite un pozzo – in cui cadde il povero asino – contraddistinto da una scala laterale a spirale. Attraverso la profonda cavità le persone calavano le mummie avvalendosi di un sistema di carrucole e contrappesi. Quest’ultimo realizzato ad hoc sulla sommità dell’ingresso.
Secondo storici ed archeologi, inizialmente il complesso funerario doveva ospitare i membri di una singola famiglia patrizia. Forse già all’inizio del III secolo vennero ampliate per accogliere un maggior numero di individui ed animali. Sì, animali! Caracalla in persona ordinò la realizzazione di una sala (oggi nota come “Camera di Caracalla”) in cui poter inumare i cavalli della stalla imperiale presente ad Alessandria d’Egitto. Ma l’imperatore romano è collegato alla meraviglia del mondo antico (non de facto, come ben sappiamo) anche per un’altra ragione. Dopo l’eccidio degli alessandrini – voluto nel 215 d.C. come risposta alle provocazioni lanciate da membri illustri della cittadinanza – Caracalla ne ordinò la sepoltura di massa in ulteriori camere della necropoli. Fu così che le catacombe andarono incontro ad un processo espansivo non indifferente.
Il terzo ed ultimo livello delle catacombe ad oggi è completamente allegato, perciò inaccessibile. Gli altri due livelli, tuttavia, rappresentano una splendida commistione di stili artistici come quello egizio, ellenistico e romano. Le decorazioni dei sepolcri più facoltosi sono mozzafiato. Le immagini parlano da sole.
P.S. A cavallo tra Otto e Novecento alcuni letterati stilarono una prima lista delle meraviglie del mondo medievale, inserendo opere realizzate in piena antichità (come il Colosseo, Stonehenge, ecc.). Nella lista figuravano anche le catacombe di Kom el-Shoqafa, meraviglie di un’epoca lontana, scoperte accidentalmente da una povera bestia.