Gli opliti, soldati-contadini al servizio delle poleis. Una categoria di combattenti che presto divenne dominante in tutta l’area mediterranea, rivoluzionando il modo di intendere e fare la guerra. Ma qual è la loro origine? Come era armato un oplita? Quale fu la loro evoluzione e in che modo influenzarono gli “altri” eserciti, militarmente parlando? Cerchiamo di fornire una risposta esaustiva per ognuno di questi quesiti.
Partiamo dalle origini. Fonti, talvolta incerte, affermano come intorno al XI–X secolo a.C. delle popolazioni anatoliche fossero solite combattere con scudi ampi e circolari, gli stessi guerrieri indossavano delle armature pesanti e, in alcuni casi, si munivano di lunghe lance anziché di corti giavellotti. Il modello deve aver entusiasmato i greci dell’Egeo, perché presto anche lì si iniziò a dotate i guerrieri allo stesso modo.
Quello che noi abbiamo in mente è l’oplita greco dall’elmo e dall’armatura bronzea, dotato di scudo dall’estetica accattivante nonché di lancia lunga e pericolosa. Bisogna però allontanarsi un secondo dal mondo della fantasia per sottolineare la realtà dei fatti: non tutti erano aristocratici, non tutti potevano permettersi un’armatura anatomica in puro bronzo. Coloro che prestavano servizio presso le fila della falange erano cittadini chiamati alle armi per difendere la patria.
Sorge spontanea la domanda: quali erano allora le componenti di un’armatura oplitica completa? L’armatura, chiamata panoplia, era costituita di elmo (kranos) di diverso tipo in base alla zona geografica. Vi era poi la corazza (thorax) che il più delle volte era in lino o cuoio, bronzea se chi la indossava poteva permetterselo; l’oplita poteva indossare anche dei gambali, i quali però limitavano la mobilità – quindi scarsamente utilizzati.
La dotazione di un oplita contava sull’utilizzo di una spada in ferro (xiphos) e di una lancia (dory) nonché di uno scudo rotondo, spesso realizzato in bronzo, con impugnatura a corda sui bordi. Lo scudo prendeva il nome di oplon (da qui “oplita”). Piccola curiosità: solo Sparta esigeva che gli scudi dei guerrieri fossero identici l’un con l’altro; le altre poleis erano meno severe sulla tematica, ma non avevamo dubbi in merito.
Per rispondere alle ultime domande, ci basti sapere che la formazione di combattimento standard per gli opliti era quella a falange. In battaglia bastava rompere la formazione avversaria per aver la meglio nello scontro; spesso non era necessario eliminare fisicamente il nemico. Saranno i romani a superare questo onorevole trend. Gli opliti ben presto divennero delle forze mercenarie richieste nel mondo mediterraneo, ma solo chi pagava meglio poteva usufruire dei loro formidabili servizi. Ci sarà un motivo se questi guerrieri, ad oggi, sono ancora al centro dell’immaginario comune, nonostante il trascorrere dei millenni.