C’era una volta un sogno chiamato “Renovatio Imperii“. A tutti gli effetti un ideale lontano, quasi irraggiungibile, il quale predicava la restaurazione del massimo potere imperiale in Europa, un potere intriso di valori cristiani. Sebbene l’idea abbia veleggiato nei pensieri di molte personalità durante tutto il medioevo nonché nella modernità, è durante l’avvenire dell’anno 1000 che qualcuno decide di metterla in pratica o almeno ci prova.
Ecco che entrano in scena i nostri due attori. Da una parte un brillante dotto di origine francesi, conosciuto come uno degli intellettuali più influenti e capaci della propria epoca; dall’altra un giovane Imperatore, nostalgico della bellezza classica e dei meravigliosi fasti imperiali, volenteroso più che mai di riaffermare il potere che fu dei Cesari. Il primo, Gerberto di Aurillac, divenne papa con il nome di Silvestro II. Il secondo è Ottone III, re dei Franchi, degli Italici e Imperatore del Sacro Romano Impero.
Per perseguire la Renovatio Imperii Romanorum ovviamente bisognava restituire centralità alla città di Roma. Silvestro II e Ottone III si adoperarono in tal senso. Non è casuale, tra le altre cose, la scelta del nome papale. Silvestro allora fu un nome abbastanza inusuale, certo, ma aveva un valore simbolico non indifferente. Perché era lo stesso nome del pontefice durante il regno di Costantino, colui che restituì dignità e grandezza a Roma.
Ottone III, in questa prospettiva, si sostituiva alla figura costantiniana. Nonostante quanto detto finora, di prospettive (per l’appunto) parliamo. La luna di miele tra i due uomini più potenti del tempo durò poco e per motivi banali: il papa era francese, il regnante tedesco e il popolo romano, sobillato dall’aristocrazia locale, non vide la cosa di buon occhio.
Tanto papa Silvestro quanto l’imperatore furono costretti alla fuga dalla ribellione popolare. Mentre il papa poté tornare poco tempo dopo, per Ottone le cose andarono diversamente. Il giovane imperatore, nel tentativo di rientrare nella città eterna, morì prematuramente all’età di 22 anni, stroncato da una violenta febbre. Il papa, come anticipato, tornò a Roma, ma oramai non aveva l’appoggio dei “piani alti” e la sua autorità vacillava di fronte a quella dei nobili romani.
Una tigre sdentata, così possiamo raffigurare Silvestro II nei suoi due ultimi anni di pontificato. Nel 1003 si spense e con lui tramontò quell’ideale di Renovatio Imperii, bello e impossibile.