L’Adriatico si rivela essere ancora una volta un baule strabordante di tesori archeologici. Il focus odierno è nella sua estremità nord-orientale, al largo della costa istriana, tra la frazione di Portorose (Portoroz in sloveno) e la località di Fizine. Qui, un’equipe di sub-archeologi si è imbattuta in antiche nonché insolite strutture. Il complesso sommerso è limpidamente visibile dall’alto, come dimostrano le immagini catturate dai droni, ma anche osservando dalla prospettiva costiera è abbastanza semplice riconoscere l’assetto architettonico. La domanda sorge immediata: di cosa si tratta?
Il team di ricerca, analisi e studio indica come il complesso non sia altro che una porzione di porto romano. Esso sarebbe dotato persino di bacini appositamente costruiti per l’allevamento del pesce. Le vasche sono comunemente note come “peschiere” o “piscine vivarie”. Ad avvalorare la già saldissima tesi proposta dagli esperti locali, ci sarebbero delle evidenze storiche documentate. Quest’ultime vedono Portorose essere, prima ancora di un avamposto commerciale della Serenissima, un centro portuale di origine romana.
Scavando ancora un po’ nell’antichità dell’insediamento, si scovano altre informazioni degne di nota. La perla del litorale adriatico era in passato un’area abitata da tribù celtiche, forse già dal IV o III secolo a.C. Roma avrebbe esteso la propria egemonia politica prima ancora che amministrativo-burocratica nel 178 a.C. In seno alla tarda età repubblicana, nell’area sorsero fattorie di dimensioni non trascurabili e deliziose ville volute dal patriziato locale.
Il presente conferma tali caratteristiche, in special modo grazie al lavoro svolto dagli esperti dello ZaPa (Zavod za Podvodno Arheologijo), ovvero il servizio archeologico subacqueo. Appositamente definite “insolite strutture” dal sottoscritto per il velo di mistero che sembra rivestirle, le vasche per l’allevamento ittico risaltano nella forma nonostante i metri d’acqua cristallina che sovrastano il tutto.
A contornare la già piacevole vicenda ci sarebbe il ritrovamento di manufatti antichi, seppur figli di epoche diverse. Anfore, vasellame, così come oggetti metallici, vetri lavorati e tavole in terracotta, dimostrano l’attivismo locale in materia di produzione artigianale durante i secoli che intercorrono dal dominio romano fino al Tardoantico. Secondo altri ricercatori, la scoperta al largo della costa istriana è simile, per alcuni versi, a quelle annunciate di recente su litorale levantino, nei pressi di Cesarea (foto sottostanti).
Gli operatori sloveni hanno rilasciato dei commenti a riguardo, con i quali vorrei coronare il contenuto dell’articolo. Il portavoce ZaPa si esprime così: “Gli strati intatti di epoca romana del sito contenevano una grande quantità di frammenti di ceramica. Secondo i ritrovamenti finora si tratta per lo più di vasi tardo antichi importati: anfore, stoviglie e stoviglie pregiate. Inoltre, nel sito abbiamo scoperto un elemento di chiglia e compiuto due ritrovamenti eccezionali. Uno riferito ad alberi di nave e l’altra scoperta inerente un gran numero di pali lignei. I ritrovamenti finora effettuati, nel contesto della posizione eccezionalmente tranquilla lungo la costa e di altri siti nelle immediate vicinanze, indicano che nella tarda antichità esisteva un piccolo porto con un ormeggio e una struttura in legno – o un frangiflutti in funzione alla comunicazione con la costa”.