Forse il nome di Annone il Navigatore non vi dirà nulla, ma sappiate che fu il primo (di cui abbiamo notizia) a tentare (involontariamente) la circumnavigazione dell’Africa, circa due millenni prima degli europei! Prima di iniziare però servono alcune piccole precisazioni. La fonte principale sul viaggio è Plinio il Vecchio e l’attendibilità di alcune questioni è stata fin da subito messa in discussione.
La seconda cosa che invece non quadra è dove collocare, a livello cronologico, il viaggio di Annone il Navigatore; per convenzione indichiamo la metà del V secolo a.C. anche se ci sono pareri discordanti. Fatte le doverose premesse, iniziamo con questo viaggio che ha del mitico. Conosciamo i cartaginesi come un popolo di abilissimi navigatori e Annone non fa altro che confermarcelo.
Egli, intorno al 450 a.C. prese la decisione di navigare, con una flotta esplorativa, lungo la costa atlantica dell’Africa. L’esatto intento è ancora oggi sconosciuto, anche se si pensa come l’impresa fosse dovuta alla volontà di fondare nuove colonie cartaginesi, ampliando così le possibilità di commercio. Il viaggio partì dall’odierno Marocco, direzione sud.
L’esploratore cartaginese fondò la prima colonia a Thymiateron. Proseguì con la navigazione e dopo qualche miglia si fermò nell’odierno Capo Cantin, dove fece costruire la città di Soloeis. La voglia di fondare nuove città non si placò, perché il nostro Annone scese ancor più giù, arrivando a dar vita ad altre 5 colonie (rispettivamente Karikon Teicos, Gytte, Akra, Melitta e Arambys).
Avvistato il deserto del Sahara, la spedizione ebbe il piacere di conoscere degli “ospitalissimi” indigeni (non è vero, alla vista delle navi essi fuggirono via e non si fecero più vedere). La delusione per il mancato contatto non demoralizzò il nostro viaggiatore che proseguì lungo la direttrice sud. Egli giunse a Capo Verde e dopo qualche giorno sulla costa della Guinea-Bissau.
Il viaggio d’andata si concluse all’altezza della Sierra Leone, dove Annone disse di aver incontrato dei “gorilla“. Ovviamente questi si trasformarono in pellicce. Il Periplo del cartaginese finisce qui. Tornato a casa, la sua impresa si diffuse, ma fin da subito la realtà si confuse con la leggenda. Tuttavia se oggi conosciamo gli avvenimenti, è anche per via di questo alone misterioso che ha aiutato la storia a sopravvivere nei secoli.