C’è stato un periodo, lungo quasi 50 anni, in cui a Roma si divertivano a cambiare imperatore con la stessa velocità con la quale si mangiano le ciliegie. Questo periodo, rappresentativo della cosiddetta “Crisi del III secolo”, è anche conosciuto come “anarchia miliare“. Esso perdura convenzionalmente dal 235, anno della salita al potere di Massimino il Trace, fino al 284, anno in cui emerge la figura dell’imperatore Diocleziano.
Raccontare dettagliatamente tutti gli avvenimenti dell’anarchia militare nell’impero romano è da pazzi; talvolta neppure i manuali si soffermano su tutte le situazioni peculiari di questi anni. In effetti quando vi dicono “no, ma è una sequela di colpi di stato, assassini, usurpatori e regni che durano meno della vita di una farfalla” non stanno mentendo. È realmente ciò che accade. Eppure un filo rosso in tutta questa vicenda lo possiamo trovare: la sete di potere. Oltre a ciò, le ambizioni di alcune personalità di spicco e l’oramai conclamata centralità dell’esercito.
Questi elementi si sposano bene con un’altra consuetudine. Quando un sovrano legittimo saliva al potere e concentrava le proprie attenzioni in una zona specifica del vasto impero, qualcuno altrove decideva di ribellarsi all’autorità. Egli era sospinto da ambizioni politiche e militari, volontà che lo conduceva ad azioni di carattere usurpatorio. Capite bene come sia stato un momento di instabilità quasi senza precedenti.
Il quadro generale però assume poco significato senza qualche esempio di contesto, ebbene, eccoveli. Crisi del III secolo significa tante cose. I persiani che spingono ad oriente; i goti che attuano delle azioni di pirateria e vandalismo in Grecia e in Asia minore. Regni autonomi e indipendenti, come quello delle Gallie o di Palmira, che frazionano ancor di più un debole potere centrale. Peste e malanni che decimano la popolazione, nonché gli eserciti; compressione dell’economia e infine le popolazioni barbare che superano i confini addentrandosi in tutto l’impero.
Ah, quasi dimenticavamo una cosa chiamata “Cristianesimo“. I problemi religiosi si aggiungevano a questa lunga lista di grattacapi. Basandoci anche sulla recente ricerca storiografica, poniamo una domanda che potrebbe scardinare la narrazione finora adottata: ma quindi si può parlare realmente di crisi del III secolo? Sì, ma è bene fare una distinzione di carattere regionale e, di conseguenza, territoriale.
Perché se è vero che i fatti ci parlano di una reale anarchia militare, è anche vero che alcune zone centrali dell’impero vissero un periodo di relativa tranquillità, se non addirittura di prosperità, vedasi l’Africa proconsolare e l’Egitto. Ciò non toglie che è durante il III secolo che si riconoscono i germi di quella crisi più grande che condurrà al crollo dell’Impero ad occidente. Ma questa è un’altra storia.