Argomento delicato visti i tempi che corrono, ma l’articolo di cui sotto non può e non vuole fornire giustificazioni/argomentazioni di alcun genere sul presente, denso di controversie e perciò spigoloso nella trattazione. Premesse a parte, si può iniziare addentrandoci nel contesto orientale europeo in pieno Settecento. Il focus è, come si sarà intuito, sulla Crimea, centro vitale dell’omonimo khanato che da più di tre secoli è alle dipendenze dell’Impero Ottomano. La sopravvivenza economica della Tauride (nome greco della penisola di Crimea) dipende dal suo florido commercio di schiavi. La tratta, che da una parte danneggia irrimediabilmente i meno fortunati dell’est Europa, ma che dall’altra rende prosperi i forzieri dei Tatari locali, è cosa nota e nessuno agisce per porvi un freno.
Comunque la valenza strategica della Crimea è fuori discussione. Controllare la penisola significa controllare il Mar Nero. Lo sanno gli Ottomani, ma soprattutto lo sa l’autocrazia zarista, che fin dalla prima metà del XVIII secolo si avvicina al khanato guerra dopo guerra, linea difensiva dopo linea difensiva. L’ultima di queste è quella d’Ucraina, costituitasi tra il 1731 e il 1733. Ora, una serie di fattori, anche esterni alla dicotomia russo-ottomana, tipici della metà del Settecento tarpano le ali ai sogni di gloria tatari. Il rafforzamento di alcune entità territoriali nell’Europa orientale; una miglior organizzazione del pattugliamento di confine; la Sublime Porta oramai in logorante declino. Tutti questi elementi sono dannosi per il Khanato di Crimea e, viceversa, rappresentano un’opportunità troppo grande per la Russia di Caterina II per non essere sfruttata a dovere. Risultato: quinto conflitto russo-turco (1768-1774), ennesima schiacciante vittoria dell’aquila bicipite ratificata dall’importantissimo Trattato di Küçük Kaynarca.
L’accordo prevede l’indipendenza de iure del Khanato di Crimea, svincolato dalle dinamiche di potere ottomane ma de facto dentro la sfera di influenza russa. Oltre a ciò Costantinopoli cede all’autocrate Caterina i porti di Azov, Kerch e la cara (ai genovesi) Caffa. L’annessione è questione formale e passano solamente otto anni prima che questa diventi realtà. Dal 1783 la nuova amministrazione zarista prevede l’istituzione in Crimea di un oblast, a sua volta suddiviso in sette distretti.
Triplice è l’obiettivo russo nel suddetto oblast: mutare i residui della vetusta burocrazia tataro-ottomana per dargli un tono più europeo; rafforzarla difensivamente che con il turco alle porte non si sa mai (il tempo darà loro ragione visto lo scoppio di una nuova guerra nel 1787); rendere la penisola uno snodo commerciale primario, in grado di soddisfare le pretese economiche e finanziarie dell’impero. L’annessione della Crimea è anche una questione di flussi migratori, talvolta forzati. Sebbene le fonti non siano chiarissime in merito, si stima che circa 200.000 Tatari trovassero rifugio nelle terre della Sublime Porta. Il percorso inverso lo fecero i greci del Ponto, ortodossi come i russi, che dall’Anatolia si diressero prevalentemente sulle sponde settentrionali del Mar d’Azov.
Attenzione alle semplificazioni però. Non tutti i bey tatari migrarono verso altri lidi; una minoranza di essi rimase nell’oblast della Tauride e nel 1787 un decreto imperiale equiparò i loro diritti a quelli della nobiltà russofona. La decisione presa in nome di una volontà assimilatrice permise ai capi tatari di adeguarsi gradualmente al nuovo sistema, lasciandosi alle spalle l’eredità giuridica turca. Parte di questa “rinnovata” nobiltà locale detiene cariche e uffici statali e agisce secondo norma zarista, pur dovendo salutare i tribunali islamici, aboliti nel 1790.
Comunque la nuova realtà in Crimea è tutt’altro che statica e di semplice comprensione. Prima di tutto le disposizione amministrative precedentemente elencate durano meno della vita di una farfalla. Il nuovo secolo non fa in tempo ad entrare in scena che l’oblast della Tauride cessa di esistere. Nel 1796 la provincia confluisce nel preesistente Governatorato di Novorossiya. Ancora nel 1802 Paolo I Romanov muta lo status dei territori in Gubernija della Tauride, un altro tipo di governatorato che comunque sopravviverà fino al 1917. Il resto della storia lo conosciamo, si spera…