Sei a capo di un regno vastissimo e ricchissimo, impareggiabile per propulsione economica e invidiabile per forza militare. Tutto va alla grande, anche se in lontananza percepisci quella che sulla carta può essere tanto una minaccia quanto una risorsa, sta a te decidere. Ma tu le decisioni importanti non le prendi personalmente, lasci che sia qualcun altro a farlo, magari un oracolo o due, che importa, puoi permetterteli! D’altronde è la Grecia del VI secolo a.C. e così fan tutti; tu sei Creso, ovvero il trentesimo sovrano della Lidia e governi il popolo – tutto sommato con successo – da più di 13 anni, perché sei salito al trono all’incirca nel 560 (forse 561) a.C. Ora, perché mai questo ben di Dio dovrebbe sgretolarsi al cospetto di una profezia male interpretata? La vera domanda è: perché no? Ladies and gentlemen, ecco a voi la discutibile storia del re Creso.
Nato nel 596 a.C., Creso guadagnò il trono di Lidia dopo una simpatica e per nulla faticosa lotta fratricida, in cui ebbe la meglio attorno al 560 a.C. Messo da parte il fratello Pantaleone, il nuovo sovrano seguì per filo e per segno le linee guida segnate dal padre in tema di politica: mantenere buoni rapporti con le città ioniche affacciate sul mare, garantire loro un accesso privilegiato ai mercati dell’Anatolia interna in cambio di un tributo considerato onorevole da ambo le parti. Vinci tu, vinco io. A testimonianza di questa lungimiranza diplomatica, pongo l’accento anche sulla bontà delle azioni di Creso riguardo la Lega peloponnesiaca (abbondantemente sostenuta) e l’oracolo di Delfi (a cui l’offerta annuale non si faceva mancare). Per definire il quadro si può dire come la Lidia, nelle mani di questo novello re, sembrava un ottimo (ed ultimo) baluardo contro la minaccia d’oriente: i persiani.
Ah, vero, i persiani. Gli stessi che nel 547 a.C. tagliarono le gambe ai Medi, i quali estendevano il loro dominio fino alle propaggini sud-orientali della Lidia (che al tempo era più o meno grande come tutta l’Anatolia occidentale). Ciro II, detto il Grande, Gran Re di Persia e primo pretendente della vergine terra ellenica, era lì, alle porte dell’Asia Minore. Creso allora agì come chiunque altro nella sua posizione avrebbe agito: creò un saldo sistema di alleanze. L’Egitto, i redivivi Caldei di Babilonia, Sparta; il re mermnade (della dinastia dei Mermnadi, di cui era ultimo discendente) era riuscito a coprirsi umilmente le spalle. Mancava qualcosa però, come un ultimo check prima di buttarsi a testa bassa nelle sanguinarie trame della guerra. Ecco cosa! Una veloce consultazione dall’oracolo.
Ma il re di Lidia le cose le faceva bene, perciò prima di farsi recapitare la profezia sull’esito della guerra contro i persiani, volle testare l’attendibilità dei principali oracoli sparsi nel mondo allora conosciuto. Mandò degli emissari in sette luoghi diversi e solo due tornarono indietro con il certificato “top quality”: l’emissario recatosi a Delfi, presso il noto oracolo voce di Apollo; così come l’inviato presso Oropo, dove era locato l’oracolo di Anfiarao. Su di loro Creso avrebbe fatto affidamento. Così il re, per mezzo dei suoi incaricati, consultò gli oracoli, e sorprendentemente, essi risposero più o meno allo stesso modo. Erodoto, narratore autorevole della vicenda, riporta solo l’enigmatica risposta dell’oracolo di Delfi. Essa recitava: “Se Creso attraverserà il fiume Halys cadrà un grande impero“.
Sarebbe caduto un grande impero… Beh, per forza di cose l’oracolo si stava riferendo a quello di Ciro II di Persia! Perciò Creso partì alla carica, sferrando il primo attacco incurante dei più saggi avvertimenti. In effetti i due eserciti si scontrarono nel 547 a.C. lungo il fiume Halys; una battaglia che non conobbe né vinti né vincitori. Sopraggiunse in seguito l’inverno. Come da copione, Creso ordinò ai suoi combattenti la ritirata, promettendo loro rivalsa. Ciro il Grande, contrario alla consuetudine, intercettò le truppe del re di Lidia e condannò loro alla sconfitta, di conseguenza alla morte. Così cadde quel glorioso esercito. Così cadde la Lidia.
Sebbene non si conosca con matematica certezza la data di morte di Creso, tradizionalmente essa viene collocata al 546 a.C. Perciò un anno dopo la conquista achemenide. Erodoto racconta invece come il re, sopravvissuto per volontà divina ad un rogo appiccato dai sudditi di Ciro, diventasse nel giro di poco tempo consigliere alla corte di Persia. Non solo, per il valore dei suoi servigi Creso continuò ad essere consigliere anche sotto Cambise, figlio di Ciro il Grande. Leggenda o verità? Poco importa, resta il fatto che sulla base di una profezia male interpretata crollò uno dei regni più maestosi che la classicità abbia mai conosciuto.