Quante volte l’abbiamo sentito dire ”mi ci vorrebbe una manna dal cielo!”. È un espressione comunemente utilizzata da tempo, come a dire ”mi ci vorrebbe una benedizione divina”. L’espressione fa riferimento ad un episodio narrato nel XVI libro dell’Esodo: gli ebrei, fuggiti nel deserto dell’Egitto, affamati e stanchi, improvvisamente videro una strana sostanza biancastra, molto simile alla brina. Questa stessa, avrebbe offerto loro un inaspettato aiuto e miracoloso ristoro.
Ma quindi, cos’è la manna? Probabilmente l’avrete sentita con un altro nome, ”il nettare degli Dei”. Descritta come una linfa dolce, proviene dalla pianta del Frassino e contiene non poche proprietà benefiche. Questa fuoriesce da naturali fessure (o altrimenti create dall’uomo) sulla corteccia dell’arbusto. Non appena entra in contatto con l’aria si cristallizza, trasformandosi in quella che noi conosciamo come manna.
L’arte del mannicoltore veniva un tempo tramandata da padre in figlio, e ogni famiglia aveva affinato la propria tecnica. La raccolta (che si svolgeva soprattutto nel periodo estivo) imponeva e impone ritmi cadenzati ed era un vero e proprio periodo di festa, in cui famiglie intere si raccoglievano in mezzo ai campi. Si possono ottenere due tipologie di manna dal raccolto. La prima è definita ”eletta”, in virtù della sua purezza estrema. Origina da mini stalattiti, anche dette mini cannoli e in questo caso la linfa non entra in contatto con la corteccia del frassino. La seconda, meno pregiata, è estratta direttamente dalle condensazioni rilevabili sulla corteccia del frassino ma comunque utilizzata nel consumo alimentare.
Ciò che rende così pregiata questa linfa sono le sue proprietà benefiche: i suoi oligomineali operano una potente azione detossinante per l’organismo, questo la rende ottima come drenante e come alleato per l’intestino. Inoltre, viene anche utilizzata per trattare disturbi epatici, per diete e cure dimagranti e nell’industria dolciaria, oltre che ritrovarla nella composizione di saponi e creme di bellezza.
In Italia la zona principale dove gli ”alberi della salute” sono coltivati è la Sicilia, nello specifico nell’area delle Madonie, a Castelbuono e Pollina. Tuttavia, dal dopo guerra ad oggi quest’attività è andata progressivamente scemando ma il nettare degli Dei rimane una vera e propria eccellenza territoriale. Tanto da essere certificato dal Ministero delle politiche agricole e forestali quale prodotto Agroalimentare tradizionale. Con il tempo, inoltre, gli agricoltori hanno affinato nuove tecniche di raccolta, come per esempio quella ”del filo”. Quest’ultima prevede l’utilizzo di un filo, appunto, posto verticalmente sotto l’incisione del frassino, in modo tale da guidare la scesa della linfa e permettendo una produzione di nettare più puro.