Tutti noi conosciamo le figure dei ciclopi, creature mostruose che popolano la mitologia greca e latina. Esseri enormi, dotati di un unico spaventoso occhio, intrinsecamente malvagi. Sarebbe naturale dedurre che questi giganti non siano altro che un’invenzione fantasiosa degli autori arcaici. Tuttavia all’origine del mito dei ciclopi potrebbe non esserci solo la fantasia dei poeti, ma un fondo di verità storica da cui trarre ispirazione letteraria.
Nella mitologia, i ciclopi sono figli di Poseidone e lavorano al servizio di Efesto, dio del fuoco e delle fucine. Dal momento che la loro dimora si trova nei pressi dei vulcani, è probabile che Omero si sia ispirato all’Etna in Sicilia come sede delle loro infernali officine, nonché zona ideale per i loro animali. Sulla base di questo, in passato emerse l’interessante ipotesi che i ciclopi fossero stati ispirati a dei fabbri molto antichi, originari dell’Oriente e attivi in Sicilia fin dal IV millennio a.C.
Numerosi ritrovamenti archeologi nelle isole Eolie ne attestano la presenza. Oltretutto, sembra che portassero una benda sull’occhio sinistro durante la lavorazione del ferro, al fine di proteggersi dalle scintille. Questo particolare avrebbe potuto dar spunto alla creazione della figura del ciclope come gigante con un solo occhio.
Ulteriori prove archeologiche danno invece adito all’ipotesi che all’origine del mito dei servitori di Efesto, potessero risiedere gli Elefanti Nani. Fino a quasi 12 mila anni fa, queste creature popolavano tutto il Mediterraneo e lo dimostrano i resti presenti in territori come Malta, Cipro, le Cicladi e la Sicilia. Ma come avrebbero potuto ispirare il mito ciclopico i ritrovamenti degli scheletri di questi animali?
Molto probabilmente, a impressionare fortemente gli antichi abitanti delle isole furono i crani degli Elefani Nani. Le loro teste avevano un enorme buco al centro, che oggi sappiamo essere funzionale alla proboscide. All’inizio del Novecento il paleontologo austriaco Othenio Abel propose la tesi per cui quell’enorme foro avesse potuto essere scambiato dagli antichi per l’occhio del ciclope.
Ovviamente, queste due interessanti spunti non sono gli unici alla base dell’origine storica del mito. Inoltre, come per tutte le figure mitologiche, la loro invenzione non è riconducibile a un’unica fonte di ispirazione. È quasi assodato che questi personaggi siano apparsi nella mente dei poeti sulla scia delle suggestive impressioni ricavate dai ritrovamenti archeologici del passato; quando il mondo era ancora bambino e le risposte agli interrogativi derivavano dalla fantasia insita nel cuore dell’essere umano.