A circa 70 km dalla costa palermitana, nel cuore del Mediterraneo c’è la tranquilla isoletta di Ustica. Già tristemente nota per il disastro aereo avvenuto alle 20:59 del 27 giugno 1980, oggi balza nuovamente agli onori della cronaca per una lieta notizia. Qui si trovava infatti una fortificazione di circa tre millenni fa, risalente all’Età del Bronzo, che riemerge grazie alle nuove tecnologie.
Un’equipe di studiosi italiani, grazie anche al coordinamento dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), ha utilizzato modernissime tecnologie non invasive. Stiamo parlando del georadar e della tomografia elettrica. Sebbene il sito fosse già noto e vi fossero già stati degli scavi, nulla si sospettava di un così sofisticato sistema di difesa.
Chiaramente da questo momento cominciano le congetture e le ipotesi sulla possibile storia inerente al ritrovamento. Lunga ben 250 metri e alta da 4 a 5 metri, si trattava di un sistema di difesa di dimensioni notevoli. Il Villaggio dei Faraglioni proliferò tra il 1400 ed il 1200 a.C., prima di andare incontro ad una fine a dir poco misteriosa.
Gli scavi precedenti testimoniavano infatti che, al contrario delle consuetudine, gli utensili e gli altri oggetti ritrovati si trovavano al loro posto naturale. Nulla testimoniava una fine violenta, anzi tutto lasciava adito a punti di domanda e tanta curiosità. L’unica cosa abbastanza certa è che, nel 1200 a.C. rimase il villaggio ma non i suoi abitanti.
Le capanne in ordine, le gente scomparsa. Che sia stato un disastro naturale o un attacco di predoni del mare (cosa probabile e consueta) non lo sappiamo ancora. Torniamo però alla scoperta odierna. La presenza di tale tecnologia difensiva così avanzata riscrive i criteri di valutazione della categoria in questione. Non si pensava infatti che all’epoca vi fossero dei bastioni difensivi tanto grandi.
Il villaggio di pescatori e agricoltori fiorì, crebbe e poi, d’improvviso, scomparve. Per 800 anni l’isola di Ustica rimase senza padroni, un buco di storia che la fortezza ritrovata può aiutare a colmare. Qualche perché in meno forse e qualche risposta in più. Questo, almeno, è quello che ci auguriamo.