A 21 metri di profondità, tra le acque del Golfo di Meclemburgo, in pieno Mar Baltico, gli archeologi si sono resi protagonisti di una scoperta a dir poco sensazionale, per non dire senza precedenti: un muro neolitico di 11.000 anni fa. La muraglia in questione è lunga poco meno di un chilometro ed è composta da massi sferici posizionati secondo uno schema regolare. Il loro peso complessivamente si aggira sulle 150 tonnellate.
Le indagini fin qui condotte sono ancora di tipo preliminare ma permettono comunque di analizzare l’entità della costruzione. Stando a quello che dicono gli studiosi, si tratterebbe della più antica opera antropica ritrovata sulle coste baltiche. Non solo, potrebbe trattarsi anche del primo esemplare mai scoperto in Europa. E allora è ovvio chiedersi: in che modo gli esseri umani presenti all’epoca sfruttarono tale struttura?
Una risposta la fornisce Marcel Bradtmöller, coordinatore dello studio e ricercatore preso l’Università di Rostock. Egli sottolinea come: “Il muro veniva probabilmente utilizzato per guidare le renne in un collo di bottiglia tra la riva del lago adiacente e il muro, o addirittura nel lago. Così facendo, quei cacciatori dell’Età della pietra potevano ucciderle più facilmente con le loro armi.” – Attraverso delle moderne tecniche geofisiche, gli esperti hanno ricreato dei modelli 3D per ricostruire il muro neolitico e la zona circostante per come apparivano 11.000 anni fa. Sappiamo inoltre come fino a 8.500 anni fa, grossomodo il momento in cui si concluse l’ultima grande era glaciale, la porzione di Mar Baltico interessata dalla ricerca non era ancora sommersa dall’acqua.
Chi viveva nei dintorni (non più di cinque o seimila individui) si nutriva principalmente di carne di renna. L’animale migrava stagionalmente in questa regione povera di vegetazione. Gli esperti hanno pubblicato i risultati della ricerca sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS).
Nel testo dell’articolo è esplicito il riferimento ad un altro muro, a 30 metri di profondità poco più al largo della sponda del lago Michigan. Suddetta muraglia serviva alle tribù native per cacciare gli esemplari di caribù. Il paragone ovviamente serve a motivare l’ipotesi sulla funzione della cinta di massi.
La rivista ha reso pubblici i dettagli della scoperta solamente in questi giorni, anche se il rinvenimento vero e proprio è datato autunno 2021. Furono allora i sommozzatori dell’Università di Kiel ad imbattersi nel possente muro neolitico. Il loro compito era quello di mappare il fondale della baia per individuare eventuali incrostazioni di manganese.