Avete mai sentito parlare del fuoco greco? Un’invincibile arma in grado di far tremare i nemici contro i quali veniva usato. Praticamente un fuoco in grado di ardere costantemente su ogni superficie, tra cui l’acqua. Come suggerisce il nome, si pensa che l’invenzione bellica appartenga ai greci, ma è difficile stabilire un fondo di verità su una leggenda nella leggenda. Adesso vi sarà tutto più chiaro.
Perché parliamo di un complicato intreccio di leggende e non di verità assolute? La domanda ha senso. Bene, partiamo col dire che, sebbene siano state formulate delle ipotesi sulla composizione chimica del mitico fuoco greco, oggi la “ricetta” originaria non esiste. Se a tale mancanza di informazioni aggiungiamo il fatto che non sappiamo esattamente per mano di chi sia nato, allora comprendiamo le precedenti affermazioni.
Abbandoniamo il campo delle ipotesi e passiamo a quello della leggenda: si dice che il primo ad avere l’idea fu niente meno che Archimede. Egli garantì l’applicazione dell’opera di ingegneria militare nel 214 a.C., contro i romani che assediavano la polis di Siracusa. Si dice che i romani tolsero l’assedio perché terrorizzati dall’utilizzo dell’arma. Purtroppo, nel corso dei secoli, le fonti tacquero sul fuoco greco, una situazione che perdurò almeno fino al VIII secolo.
Teofane il Confessore fu il primo, dopo tanto tempo, a menzionare di nuovo questo imbattibile strumento bellico, cambiando però i connotati della storia. Secondo Teofane era stato Callinico di Eliopoli a (ri)scoprire il fuoco greco, permettendo il suo utilizzo sulla flotta Omayyade durante l’assedio di Costantinopoli nel 674. Teofane scrisse come Callinico, volenteroso di trovare la formula del fuoco greco per contrastare l’avanzata musulmana, si recò ad Alessandria, città della saggezza ellenica.
Ad Alessandria mise mano sulla formula, grazie all’aiuto degli alchimisti locali. L’eroico Callinico garantì l’utilizzo del “fuoco marino” (così chiamato dalla fonte bizantina) scacciando i musulmani. I romani d’oriente migliorarono l’arma, costruendo dei sifoni in grado di “lanciare” le fiamme. L’idea sopravvisse nel corso dei secoli successivi, perché abbiamo riscontri di un suo utilizzo durante le Crociate.
In particolar modo furono gli aragonesi ad utilizzare il fuoco marino durante le crociate, con effetti come sempre devastanti. Ma da allora, quella che era un’arma distruttiva oltre misura, divenne un mito, un qualcosa di intangibile, lontana nel tempo. Quanto vorremmo farci una chiacchierata con Archimede o magari con Callinico.