Il ritrovamento è avvenuto grazie ad uomo di nome Mateusz Filipowicz. Egli, insieme ad un gruppo di amici, stava passeggiando tra i boschi di Hrubieszow (voivodato di Lublino), distretto sud-orientale della Polonia, poco distante dal confine ucraino. L’occhio di Mateusz cadde su una minuscola montagnola di fango, tra le foglie secche. Inizialmente il gruppo non pensò assolutamente potesse trattarsi di una scoperta unica, e invece… Le apparenti pietre sotto il fango si rivelarono essere qualcosa di più importante, manufatti per i quali valeva contattare l’autorità competente. Con l’ausilio di un team d’esperti, si è certificata la natura della scoperta: armi di diverso tipo, a lama corta, lance, asce e scudi, molto probabilmente appartenenti a tribù locali. A giudicare dalla corrosione e dall’estetica degli oggetti, il team parlò esplicitamente di epoca romana, imperiale per l’esattezza.
“Filipowicz si è imbattuto in un mucchio di dozzine di reperti di ferro. In un primo momento, a causa del fortissimo fenomeno ossidativo che copre il metallo, miscelato inoltre con sabbia e fango, è stato difficile determinare quale fosse la natura degli oggetti. Tutto è stato trovato in un punto pressoché unico. Non lontano da attrezzature forestali, in un’area umida caratterizzata da buche scavate da animali selvatici. Tali circostanze hanno portato alla scoperta di un oggetto inizialmente sulla superficie e un attimo dopo, poco sotto, l’uomo ha recuperato diversi chilogrammi di ferro coperto di fango e di ruggine. Era difficile capire cosa fossero. Così il ritrovatore li ha imballati in modo sicuro e prelevati dalla foresta con l’intento di pulirli e determinare la natura degli oggetti”, spiega il Lubelski Wojewódzki Konserwator Zabytków, istituzione che ha competenze simili a quelle alle nostre soprintendenze.
Il gruppo ha subito contattato il Museo di Hrubieszow. Poco dopo Filipowicz, insieme ai suoi amici, ha consegnato all’entità museale i beni archeologici insieme ad un rapporto completo sulle circostanze della scoperta e sulla posizione del luogo di ritrovamento. Bartlomia Bartecka e Anna Hyrcha, archeologi presso l’istituzione culturale, hanno subito effettuato un’analisi preliminare per una valutazione approssimativa dei reperti ritrovati.
Come spiega il conservatore dei monumenti, le armi riportate alla luce non sono tutte uguali. Tra queste troviamo nove grate di lancia in ferro, due assi da battaglia (sempre in ferro), una lama, ancora un’ascia o quel che ne rimane. Insieme ad essi, altri tre oggetti attirano l’attenzione degli studiosi. I suddetti manufatti sono molto difficili da identificare. Azzardando un’ipotesi, Bartecka e Hyrcha parlano di uno scudo in ferro e di due scalpelli in graniglia.
Ma a chi appartennero queste armi? Perché ritrovarli proprio nella Polonia sud-orientale? Gli archeologi polacchi spiegano che: “Molto probabilmente abbiamo a che fare con le armi usate dalle tribù barbariche durante la tarda età imperiale’‘. Continuano: ”.. Durante la verifica condotta sul terreno, non sono state trovate ossa o pezzi di ceramica. Tutto indica il fatto che qualcuno si è disfatto di queste armi, probabilmente dopo averle messe in un sacco per poi gettarle in quella che era una zona paludosa” .
Sarà il Museo Ks. Stanis Lawa Staszica a Hrubieszow a conservare i reperti e ad occuparsi del restauro e della conservazione. Solo dopo indagini approfondite sarà possibile stabilire con esattezza l’appartenenza e l’anno di utilizzo delle armi. L’ente di tutela culturale afferma che “Abbiamo in programma di rivedere la localizzazione di questo deposito in primavera, con condizioni meteo più favorevoli”.