Attore di primo piano nel contesto delle relazioni commerciali tra l’India e il Mediterraneo orientale, il Regno di Axum assunse una centralità strategica, politica, culturale ed economica di cui non si sente parlare molto. Questa entità sovrana, egemone nell’area del Corno d’Africa, persino nella sponda arabica del Mar Rosso, si sviluppò a partire dal IV secolo a.C. (anche se è più corretto indicare il primo secolo a.C. come momento di formale costituzione) per arrivare fino alle porte del secondo millennio d.C. pur non varcandole. Cosa fu davvero il regno aksumita e perché è fondamentale rammentarne il ruolo in quel meraviglioso scacchiere temporale chiamato Antichità?
A lungo si è creduto come il regno fosse nato a seguito dell’emigrazione dei Sabei, gente di lingua semitica partita dalla loro terra (grosso modo rintracciabile tra l’Anatolia e la Siria settentrionale) e giunta al cospetto della sponda occidentale del Mar Rosso dopo aver attraversato l’intera Penisola Arabica. In realtà evidenze di carattere archeologico, antropologico e storiografico suggeriscono come il territorio circostante alla città di Axum – o Aksum, che dir si voglia – si sia man mano evoluto da un punto di vista culturale grazie al progresso commerciale di matrice nativa (i cosiddetti proto-axumiti).
Le fonti antiche indicano come primo re del Corno d’Africa un tale Zoskales, vissuto attorno al I secolo a.C. Probabilmente questa figura fu il primo sovrano riconosciuto anche all’interno del reame aksumita. Al di là dei nebbiosi intrecci monarchici, è interessante sottolineare come l’intera regione, unificata sotto lo stendardo di un potere centrale espresso dalla città-capitale di Axum, abbia conosciuto uno exploit mercantile repentino e vertiginoso. Autori greci e latini ne riconobbero fin da subito l’autorità sugli scali commerciali meridionali del Golfo Arabo (nome alternativamente scelto dai romani al posto del più comune Mare Rubrum, appunto Mar Rosso).
Il Regno di Axum conobbe il proprio apogeo a metà del IV secolo d.C. Un momento topico, perché da lì in poi il dominio subsahariano avrebbe mutato forma, tanto nell’aspetto burocratico-amministrativo, tanto sul lato religioso. Essendo uno Stato dalla forte vocazione commerciale, gli aksumiti rappresentavano un miscuglio eterogeneo di culture, tradizioni, lingue e religioni. Al Politeismo classico si avvicinò progressivamente il giudaismo, il quale comunque attecchì, anche se modestamente. Intorno al 325 d.C. però Axum, sotto il suo negūs neghesti (Re dei Re) Ezana, abbracciò il Cristianesimo. La fede in Cristo sarebbe rimasta una componente fondativa nell’identità degli aksumiti prima, degli abissini/etiopi dopo sotto il nome di Chiesa Copta.
Piccola pillola: il Regno cristiano di Axum fu il primo in assoluto a battere moneta contraddistinta da una chiara simbologia cristologica. Per fare un paragone, l’Impero Romano con capitale Costantinopoli (odio dire “bizantino”) conierà una moneta con l’effige della Sacra Croce solamente tra VII e VIII secolo. Ciò per rigoroso volere del basileus Giustiniano II Rinotmeto. Vincendo nel 350 d.C. il regno rivale di Kush, il dominio di aksumita toccò la sua massima espansione territoriale. 1,25 milioni di km² comprendenti gli odierni Etiopia, Eritrea, Somalia, Sudan, Egitto meridionale, Gibuti, Yemen e una piccola porzione dell’Arabia Saudita. Mani, nella sua lista dei 4 poteri egemoni del mondo, citò il Regno di Axum, assieme a calibri da novanta come Roma, Persia e Cina. E se posso permettermi, il parere del fondatore del manicheismo valeva pur qualcosa.
Come sempre accade, al picco massimo corrisponde il più delle volte una certa discesa, da vedere poi se rapida e dolorosa o lenta e corrosiva. Per il reame aksumita si trattò della seconda opzione. L’esportazione di avorio, carapaci di tartarughe, oro e smeraldi andò progressivamente calando. La duplice rotta del Mar Rosso e dell’Alto Nilo si interruppe per cause belliche. Lo sfaldamento politico in atto dal VI secolo e la successiva imposizione islamica non aiutarono.
In molti videro l’Islam come una sorta di “pietra tombale” sugli interessi aksumiti; forse una considerazione simile è esagerata, anche se non priva di veridicità. Maometto e i suoi successori non provarono mai a rovesciare il Regno di Axum (o meglio, non ci provarono mai fino in fondo). Giunti ormai al X secolo, l’entità sovrana aksumita, isolata dal punto di vista economico, si dissolse, lasciando spazio alla dinastia degli Zagwe. Non sarebbe trascorso troppo tempo prima di un ritorno in grande stile…