Sull’isola di Eubea – o Negroponte per i nostalgici dello Stato da Mar – un progetto archeologico a duplice conduzione svizzera e greca si è reso protagonista di un grandioso ritrovamento: è tornato alla luce l’inedito Tempio di Artemide Amarysia. 30 metri di altisonante altezza (all’epoca dell’edificazione) per 34 metri di lunghezza. Presumibilmente del VII secolo a.C., l’edificio era parte integrante del complesso cultuale di Anarynthos, ove si svolgevano le cosiddette “amarisie”, feste in onore di Artemide (Ἄρτεμις, Ártemis), dea della caccia, della foresta, degli animali selvatici e, ultima ma non per importanza, del tiro con l’arco.
Il ritrovamento di luoghi correlati al sacrificio/consumo rituale degli animali all’esterno del tempio avvalora la tesi cultuale del luogo. L’ESAG (Scuola svizzera di archeologia in Grecia) ha pubblicato i risultati della ricerca terminata a fine 2023 sull’isola egea. Spulciando tra i resoconti e le analisi preventive, si scorge in tutto il suo splendore ciò che mi piace definire “estetica della perfezione”. Una prerogativa tipicamente dell’Antichità classica.
Tornando al dato numerico sul metraggio in lunghezza, è bene specificare come la misura non sia affatto casuale. I nostri 34 metri corrispondono ai 100 piedi caratteristici dell’antico sistema metrico greco. Ecco perché il Tempio di Artemide Amarysia è anche detto “hecatophedon“, ovvero “tempio a cento piedi“. Tale misura, ideale e quindi perfetta per il canone estetico classico, si può ritrovare in pochi altri esempi architettonici e strutturali dello stesso periodo. L’esempio più affine in tal senso è quello del Tempio di Apollo Daphnephoros.
Il team greco-elvetico ha riportato alla luce anche una corposa quantità di statuine votive, gioielli, vasi, armi e oggetti esotici. Il suddetto Tempio di Artemide Amarysia non è l’unico dell’area di ricerca, anzi, si può dire come sia il secondo in ordine di grandezza e scoperta. È nel 2007 che gli addetti localizzano il più grande e meglio conservato Artemision di Amarynthos. Dopo 10 anni di costante lavoro di scavo e pulitura, l’edificio di cui sopra si è mostrato per come il tempo ce l’ha consegnato. Tuttavia il secondo tempio ha riservato sorprese che il cugino maggiore non ha posseduto. Cito ad esempio la pianta absidale dalle dimensioni spropositate, inusuale persino nei templi coevi.
Tra gli oggetti velocemente contrassegnati nel paragrafo precedente, ritengo sia cosa buona e giusta analizzarne alcuni da più vicino. Immagino la sorpresa dei ricercatori di fronte all’idria in terracotta, questa di un chiaro sbiadito con sagome scure; o ancora un alabastro dall’elegante stile corinzio; e come perdersi nell’elenco i monili in ambra e vetro lavorato? Il generico “oggetti esotici” allo stesso modo necessita di un ripasso approfondito. Gli archeologi hanno rinvenuto una statuina votiva dedicata al Dio Bes, figlio del Pantheon egizio. Appena emersa dalla terra, l’oggetto non ha rivelato subito la sua strabiliante natura. Ma i lavori di restauro servono a questo…
La minuscola scultura egizia può indicare una partecipazione “forestiera” alle festività dedicate ad Artemide Amarysia, adesione e complicità garantita dai mercanti stranieri in zona (supposizione, nulla più). E la Grecia, checché se ne dica, non smette di lasciare a bocca aperta chiunque osi avvicinarsi al suo patrimonio artistico, architettonico e in definitiva culturale. Lo sguardo al Tempio di Artemide Amarysia ne è la prova provata.