Pensare alle arti marziali porta la mente sempre verso oriente e verso le tecniche antiche dei vari monasteri e luoghi ancestrali dell’est. Proviamo a fermarci un po’ prima però e facciamo una sosta in Grecia, dove già da millenni era praticata una violentissima arte marziale denominata “Pancrazio“. Non c’era esclusione di colpi, se non in tre casi precisi. Ma vediamo qualche caratteristica in più.
Partiamo proprio dal nome “παγκράτιον“, nome composto da “Pan“, ovvero “tutto” e “Kratos“, “potenza”. L’onnipotenza era la caratteristica che doveva avere e dimostrare chi volesse praticare questo stile di lotta. Anche nelle competizioni sportive infatti pare non ci fosse remora a colpire duro, senza preoccuparsi eccessivamente dell’avversario.
Torniamo invece a quanto accennato poco sopra, l’esclusione di alcuni colpi. Sono solo tre le eccezioni: non si poteva cavare gli occhi all’avversario, non si poteva morderlo e non si davano colpi nei genitali. Insomma le basi anche dei moderni sport di combattimento, che hanno però nel tempo sviluppato regolamenti ben più articolati, flessibili e meno violenti.
Andiamo invece all’origine di tale stile di lotta. Trovandoci in Grecia non poteva che trattarsi di una discendenza leggendaria, collegata alla Pallade Atena. La dea pare la donò a Teseo, quest’ultimo la utilizzò nella sua lotta mitica contro il Minotauro e poi la insegnò ai greci. Secondo un’altra versione l’origine risale ad Eracle, ancora una volta in scontro con un animale, questa volta il leone di Nemea.
Il felino, nel racconto mitico, era imperturbabile davanti ai colpi di spada e di freccia, Eracle non poté che affrontarlo a mani nude, grazie al Pancrazio. Anche lui, chiaramente, vinse. Ritornando nell’ambito del reale, la disciplina divenne uno sport diffuso già dalla trentatreesima edizione delle Olimpiadi, del 648 a.C.
Ancora una volta però non dovete immaginare scontri moderni. I combattimenti terminavano quando uno dei due contendenti alzava un dito al cielo in segno di resa o, in casi più estremi, con la morte di uno dei due. Non c’erano limiti di tempo infatti e il pubblico andava davvero matto per tali tipi di spettacolo. Civiltà e cultura sì, ma questi greci amavano anche la violenza.