La Biblioteca di Alessandria fu il vero centro dell’erudizione nel mondo antico. Si trattava di una dei luoghi di cultura più grandi di tutto il Mediterraneo. La struttura si trovava all’interno di un grande complesso di ricerca in tutte le arti, denominato ‘Museo’. Luogo istituito in onore delle nove muse, dee delle arti. Questa struttura iniziò ad attivarsi in epoca ellenistica. Infatti, il fondatore della città in cui si trovava questo splendido complesso era proprio Alessandro Magno, da cui Alessandria prende il nome. Per il sovrano Macedone la cultura ellenica aveva bisogno di un centro fisso di discussione e di elaborazione che si estendesse su tutto il Mediterraneo. Alessandria in questo senso era il luogo perfetto, in quanto la sua posizione strategica avrebbe costituito un vero punto di snodo, sia per i commerci che per le arti.
Tuttavia, la costruzione della grandiosa Biblioteca avvenne probabilmente solo sotto il regno di Tolomeo II Filadelfo, contemporaneamente alla costruzione del Faro di Alessandria. Una volta ultimati i lavori di costruzione, la Biblioteca acquisì rapidamente molti rotoli di papiro.
In gran parte grazie ai massicci finanziamenti messi a disposizione dai re tolemaici, che desideravano investire moltissime risorse in questa struttura. Non possiamo sapere con esattezza quanti di questi rotoli fossero conservati al suo interno. Ma le stime variano da 40.000 a 400.000 durante il suo periodo di massimo splendore.
Una volta caduto il regno d’Egitto, che fu l’ultimo regno ellenistico a cadere sotto il dominio romano. La Biblioteca mantenne comunque il suo status di centro intellettuale ed educativo. La sua fama attraversò i secoli e già nei contemporanei era chiaro il fatto che quel centro di elaborazione culturale fosse qualcosa di vivace e di straordinario. Si pensò per un certo periodo che la struttura avesse cessato la sua esistenza in seguito ad un incendio causato da Giulio Cesare nel 48 a.C. Ma sono molte le fonti che ci confermano la sua attività negli anni a seguire, almeno fino al 642, nonostante le numerose distruzioni subite.