Ci troviamo in Sicilia, più precisamente in provincia di Ragusa, al largo di Kamarina. Qui, l’Università di Udine, grazie all’aiuto della tecnologia avanzata e di strumenti di rilevazione 3D, è giunta al ritrovamento di un relitto antico. Si tratta di una navis lapidaria, risalente al II secolo d.C. e rimasta nascosta sul fondale per oltre 1.800 anni.
Iniziamo dal contesto dei lavori, procedendo con ordine. Si tratta del Kaukana Project, ovvero un progetto che mette in collaborazione la già citata Università di Udine con la Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana. A dare un ulteriore contributo a progetto interviene anche l’Institute of Nautical Archaeology di College Station, del Texas.
Il nome peculiare deriva dalla vicina località. Kamarina si trova infatti vicino Kaukana e Ispica, tutte splendide località marittime del ragusano. Il progetto nasce invece ormai 7 anni fa, quando Sebastiano Tusa, Soprintendente al mare e in seguito assessore ai beni culturali siciliani, decide di iniziare la collaborazione con i vari enti e far nascere la ricerca.
Tornando a Kamarina, c’è da aggiungere che si trattava di un importate centro abitativo greco-romano. Il relitto si trovava a circa 2 km dalla costa e la quarta campagna, quella in corso, ha come obbiettivo quello di analizzare lo scafo della nave. Sono avvenuti inoltre prelievi di campioni per le analisi paleobotaniche.
Interessante è inoltre il contenuto trasportato dalla navis lapidaria: due colonne semilavorate di marmo numidico. Il prezioso minerale era importato dall’Africa già da periodi remoti, fin dal I secolo a.C. e si ha testimonianza di tali tipi di scambi fino a tutto il III secolo d.C. Si trovavano sulla nave anche blocchetti di arenaria e marmo grigio, insieme a interessanti anfore africane.
Gli studi della campagna proseguono e le analisi rivelano giorno dopo giorno particolari sempre più interessanti. Sperando di poterne sapere di più degli scambi e delle rotte commerciali romane durante i primi secoli, attendiamo notizie da Kamarina.