La scoperta di questa necropoli dimenticata è avvenuta grazie ad un passante, il quale si è subito reso conto che si trattava di qualcosa di incredibile, tanto da chiamare immediatamente le autorità competenti. Ci troviamo sulle sponde del Lago del Turano, nel Comune di Castel di Tora, in provincia di Rieti.
È stato tempestivo l’intervento dell’archeologa Letizia Silvestri. Insieme a lei anche tutti i funzionari della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma e la provincia di Rieti.
Gli scavi sono cominciati subito dopo la scoperta ed hanno portato alla luce almeno 12 tombe già parzialmente visibili. Gli archeologi sono riusciti, invece, a scavarne completamente tre. Si tratta di tombe a ”cappuccina”, cioè in fossa sormontata da coppie di tegole disposte a spiovente. Questa è una tipica sepoltura della individui appartenenti alla classe sociale medio-bassa, infatti, generalmente, non presenta corredi funerari ricchi.
Tuttavia, sono stati ritrovati alcuni manufatti come chiodini di ferro relativi a calzature, grossi chiodi di ferro in ciascuna delle tombe e un vasetto quasi integro. Altri reperti, ritrovati da alcuni abitanti della zone e consegnati al Comune di Castel di Tora comprendono una lucerna e una moneta antica. Quest’ultima entrò in circolo al tempo dell’imperatore Aureliano (270-275 d.C.).
Lo stato di conservazione delle ossa ha permesso solo in alcuni casi il recupero completo degli scheletri. Grazie a questo, gli antropologi potranno scoprire l’identità, il genere, l’età e le patologie di cui erano affetti questi individui.
”Questa breve ma intensa prima campagna si pone come punto di partenza per dimostrare le potenzialità archeologiche della necropoli, certamente molto più vasta di quanto osservabile al momento, e dell’intero territorio della Valle del Turano allo scopo di effettuare ricognizioni sistematiche, la redazione di una carta archeologica aggiornata, la musealizzazione dei reperti in loco e la creazione di percorsi storico-archeologici che possano implementare il già importante patrimonio culturale e naturalistico della Valle” commenta l’archeologa Letizia Silvestri.