Fra le storie peculiari e degne di nota dell’Italia ottocentesca merita un posto d’onore la vicenda di Girolamo Segato, passato alla storia come il “pietrificatore”. In realtà, ciò che faceva era mineralizzare i corpi e sezioni di alberi o altri oggetti, rendendoli eterni nel loro stato di conservazione post-mortem. La stessa sorte non toccò a lui, nella sua tomba giacciono con lui i suoi segreti.
La sua storia comincia a Sospirolo, un piccolo comune veneto dove subito si appassiona alle scienze, coadiuvato dal parroco del posto. Prosegue i suoi studi e si reca per ben 5 anni, tra il 1818 ed il 1823, in Egitto. Qui studia le vecchie civiltà del posto e rimane ammaliato soprattutto dalle tecniche di mummificazione egizia che conservavano perfettamente i corpi.
Secondo i racconti si fece inoltre calare per 3 giorni e 3 notti nella Piramide di Saqqara, dove studiò instancabilmente le tecniche di conservazione. Tornato in Italia proseguì gli studi e iniziò i lavori nella sua peculiare arte. Da subito però subì un notevole ostracismo: nessuno si fidava di quelle che erano percepite come arti occulte.
Secondo gli studiosi e gli uomini di fede dell’epoca, l’Egitto era la terra della Cabbala e dell’esoterismo. Ciò che aveva portato con sé nel suo bagaglio culturale non erano conoscenze scientifiche, ma malefiche tecniche oscure. Subì per questo una sorta di damnatio memoriae. Questa lo costrinse a bruciare tutte le sue opere e a portarsi i suoi segreti nella tomba.
Secondo dei racconti, poco prima di morire stava insegnano al suo amico Pellegro (Pellegrini era il suo vero nome) i suoi arcani. Il sopraggiungere improvviso della sua morte non ha consentito la conservazione dei suoi insegnamenti, al contrario delle sue poche opere rimaste. Fra queste c’è un tavolo, nella Reggia di Caserta, realizzato con un tronco d’albero in sezione mineralizzato. Inoltre, un tavolo di carne, sempre “pietrificato” fu regalato da Segato al Granduca di Toscana nel XIX secolo, ma nemmeno questo bastò a garantirsi l’appoggio di quest’ultimo.
La sua tomba si trova oggi nella Basilica di Santa Croce a Firenze, con un curioso epitaffio quasi spregiativo che recita: “Qui giace disfatto Girolamo Segato, che vedrebbesi intero pietrificato, se l’arte sua non periva con lui. Fu gloria insolita dell’umana sapienza, esempio d’infelicità non insolito“. A leggerlo forse, ci sarebbe rimasto di sasso.