L’Italia è uno dei maggiori produttori mondiali di vino e presenta anche una notevole cultura vinicola. Ogni anno si rincorre con Francia ed altri paesi per contendersi i vari titoli e le migliori classifiche, ma oggi il nostro sguardo va verso il passato. Parleremo del vino più antico d’Italia e delle prove che emergono dal terreno in questi giorni.
Le ricerche si stanno svolgendo in Emilia-Romagna, più precisamente a Bondeno, in provincia di Ferrara. A dirigere i lavori e lo scavo c’è il professor Massimo Vidale del Dipartimento beni culturali dell’Università di Padova. Proprio il professor Vidale specifica qualcosa in più sul lavoro, dicendo che si tratta di uno scavo risalente a ben oltre 3.000 anni fa.
L’area in questione infatti è quella di Terramara di Pilastri, nel ferrarese e lo scavo, come ricorda Vidale, è attivo dal lontano 2016. La parola va ora ad un’altra professoressa, questa volta dell’Università di Barcellona, Alessandra Pecci. Quest’ultima spiega come dalle analisi gascromatografiche siano emersi dati interessanti.
Sono presenti infatti nei contenitori analizzati tracce di 3 biomarcatori del vino, quali acido tartico, acido succinico e acido maleico. Ma le conferme non sono finite qui. Erano presenti nei frammenti analizzati anche zolfo e resina di pino. Mentre quest’ultima serviva in quasi totale certezza per impermeabilizzare gli interni dei contenitori, lo zolfo fungeva invece da inibitore della fermentazione.
Dalle analisi non emergono però solo risposte e certezze, ma anche un grande dubbio. Si trattava di vino o aceto? Il dubbio sorge spontaneo perché, benché molto raro perché costoso, il metodo di conservazione della carne e del pesce sotto aceto era già diffuso. Presentando biomarcatori e caratteristiche identiche praticamente al vino, è difficile discernere i due liquidi in frammenti così antichi.
I ricercatori sono tuttavia convinti che si tratti di vino e del vino più antico finora rintracciato nella nostra penisola (mentre per il record mondiale, bisogna spostarsi più a nord…), Gli studi comunque continuano e speriamo che in breve tempo siano in grado di dare una risposta ben precisa.