Praticavano il mestiere delle armi, venivano pagati per i loro eccelsi servigi, non c’era guerra sul territorio irlandese alla quale non prendessero parte. Posta in questi termini, l’esperienza dei Gallowglass scozzesi sull’isola di smeraldo sembra quasi una cosa facile da raccontare, da presentare nella sua essenza. Ma la storia insegna: è bene diffidare dalle questioni troppo semplici e immediate.
E quale migliore esempio per dimostrare tale assunto se non quello inerente a mercenari un po’ Gaeli un po’ Norreni, simili per tradizione e cultura agli irlandesi, ma con sangue misto, riconducibile ad un mix perfetto tra Scoti e Pitti. Caos, vero? Magari è proprio in virtù di questa commistione originare che sul campo di battaglia non esisteva nessuno in grado di tenere loro testa. Gli inglesi se ne fecero una ragione già nel XII secolo, quando i sudditi di sua maestà Enrico II Plantageneto tentarono una sortita in Irlanda.
I signori locali irlandesi facevano affidamento a quei bestioni, più alti e corputi della media, capaci di maneggiare spade colossali a due mani (le Claymore, lunghe più di un metro e mezzo). I Gallowglass, considerati “soldati stranieri” (traduzione del loro nome “Gall Gaeil”), furono un fattore pressoché determinante nel contenere l’attacco anglo-normanno per tutto il ‘200. Essi combattevano per i signori irlandesi, i quali li avrebbero ricompensati con delle terre sulle quali potersi insediare stabilmente.
La formazione tipo di una Corrughadh (battaglione) era composta da 100 unità, anche se col tempo i numeri variarono. Nel XVI secolo esistono gruppi di 400 unità, in cui la metà sono Gallowglass. Ma con l’arrivo dell’epoca moderna, erano più gli irlandesi che gli scozzesi a comporre un gruppo di mercenari. I primi preferivano di gran lunga una vita rischiosa come quella di un mercenario rispetto alla precaria, inesorabile povertà.
Dalle fonti coeve apprendiamo come le prime grandi battaglie vinte dai mercenari scozzesi furono quelle del 1258 e del 1261, non lontano da Kenmare. Pensate quanto fosse bello per quegli uomini: lucrare sul sangue inglese, cosa poteva mai esserci di meglio? La loro fama di invincibili guerrieri accresceva nel tempo, conformandosi in una mitica realtà. Gli avversari sui verdi prati irlandesi iniziavano a tremare alla sola vista di quegli elmetti in ferro lucente, accompagnati da cotte di maglia ad anelli e tuniche imbottite capaci di assorbire gran parte dei colpi di taglio. Come non temere quelle immense asce danesi, progenitrici delle moderne bardiche?
Eppure la leggenda era destinata a tramontare. Durante il XVI-XVII secolo gli assoldati delle Highlands in Irlanda erano così tanti e problematici per i piani dei Tudor da dover prendere delle decisioni risolutive. Solo Elisabetta I, nel 1571, ne fece giustiziare 700 a seguito di una rivolta. Con il lento declino irlandese nei confronti dell’egemonia inglese, diminuì anche la rilevanza bellica dei mercenari scozzesi. A decretare la loro inevitabile fine fu anche lo stabile utilizzo della polvere da sparo. I Gallowglass ebbero un ultimo momento di gloria al servizio di Gustavo II Adolfo di Svezia durante la Guerra dei Trent’anni. Dopo di che, il loro ricordo assunse le sembianze di un racconto fantastico, perso nelle pieghe di un tempo lontano, inarrivabile come il loro talento militare.