Circa cento anni fa, nelle province russe di Tambov e Voronezj, scoppiò una rivolta contadina anti-comunista considerata l’apice del cosiddetto “movimento dei verdi“. Un’analisi di un’ideologia spesso dimenticata che superava le divisioni tra sinistra e destra e che oggi potrebbe essere descritta come “populismo rurale”.
La Guerra Civile Russa, che ebbe luogo dopo il colpo di stato bolscevico dell’ottobre 1917, viene comunemente vista come una guerra tra i sostenitori del nuovo regime sovietico (i krasniye o “rossi”). Infatti, questi ultimi volevano creare un’ordine sociale radicalmente nuovo, e i generali zaristi che volevano ripristinare l’antico ordine monarchico (i byeliye o “bianchi“).
Tuttavia, sia i rossi che i bianchi erano divisi in diverse fazioni e correnti. Inoltre, c’erano numerose altre parti coinvolte, tra cui i cosiddetti zelyonniye o “verdi“.
Oggi il termine “verde” evoca generalmente l’immagine di attivisti climatici e politici di sinistra. Nell’agitato e caotico contesto russo di un secolo fa, invece, si riferiva a qualcosa di molto diverso: un’accozzaglia di gruppi di resistenza antisovietica locali e di zone autonome contadine che non volevano unirsi alla resistenza monarchica bianca per molte e varie ragioni.
Verdi: Rifugiati
Quello che sarebbe diventato noto come il movimento verde nacque nell’autunno del 1918 in Bielorussia e nel nord dell’Ucraina tra i contadini che si erano rifugiati nei boschi. Secondo alcuni storici, il nome “verde” deriva da qui – per sfuggire al terrore rosso e alle mobilizzazioni forzate dell’esercito sovietico bolscevico. Da lì, iniziarono una lotta di guerriglia.
In alcune regioni combatterono anche contro i bianchi quando questi tentavano di arruolare con la forza uomini locali nelle loro file e confiscavano cibo, cavalli e altri strumenti utili. In molti villaggi, tuttavia, i contadini avevano preso in mano la situazione dopo la fuga dei loro padroni terrieri e il crollo dell’autorità statale formale. Fondarono governi e tribunali locali e organizzarono milizie per proteggere le loro comunità, campi e bestiame.
I verdi – che vengono talvolta chiamati la “terza forza” nella Guerra Civile Russa – furono rinforzati dai disertori degli eserciti rossi e bianchi che erano tornati nelle loro regioni natali per proteggere i loro villaggi, famiglie e parenti. Presto comparvero gruppi simili in province più centrali dell’area della fertile terra nera, come Tula e soprattutto Tambov e Voronezj.