Per quasi due anni in Francia è sopravvissuto un mistero avvincente, perché strettamente legato ad uno dei luoghi simbolo della cristianità tutta: la Cattedrale di Notre-Dame. Al suo interno, durante i lavori di scavo e restauro all’incrocio del transetto, gli archeologi avevano ritrovato interessanti reperti, tra cui due sarcofagi. Ciò accadeva nel 2021. Ma se su uno dei sepolcri, appartenente ad un ecclesiastico d’alto rango, non si sono mai sviluppate teorie e supposizioni (vista la precisa descrizione dell’ospite posta sulla bara), l’altro invece ha mandato in visibilio l’intera comunità d’appassionati, dando vita ad un caso mediatico quasi totalmente risolto, quasi…
Per correttezza d’informazione, parto dal prelato, di cui almeno si conosce la storia. All’interno del feretro antropomorfo in piombo riposa Antoine de La Porte, canonico della Cattedrale di Notre-Dame, nato nel 1627, morto all’età di 83 anni nel 1710. L’uomo era un pezzo grosso, nipote di Jacques de La Porte, avvocato di Enrico IV di Borbone, consigliere e luogotenente generale. L’uomo di chiesa partecipò monetariamente alla riqualificazione della recinzione d’oro del coro e fu sepolto con medaglie in suo onore. Gli esami ossei hanno confermato quanto scritto nell’epitaffio. La Porte morì ultraottantenne, quasi certamente per gotta.
Troppo facile se è tutto già scritto e annotato. Infatti gli amanti del non detto hanno posato il loro sguardo per ben due anni sul secondo sarcofago, appartenente ad un cavaliere del XIV secolo. Gli esperti hanno effettuato un’analisi preliminare delle spoglie, giungendo alla scoperta di qualche dettaglio interessante. L’uomo venne a mancare all’età di 30 anni circa. La nomina a cavaliere arrivò in giovanissima età. La conformazione ossea indica uno sviluppo notevole degli arti superiori riferita ad una frequente attività equestre. La morte sopraggiunse per condizioni salutari precarie; forse lo stroncò la tubercolosi.
L’identità del cavaliere è ancora un arcano da risolvere, ma a stupire gli archeologi è stato il processo di sepoltura. Pare che il giovane nobile sia andato incontro all’imbalsamazione; gli artigiani costruirono inoltre una bara su misura, la quale doveva seguire i lineamenti della salma. Mai prima d’ora i ricercatori avevano trovato nulla del genere, almeno per quanto riguarda le inumazioni cristiane medievali.
A determinare la nobiltà dell’individuo (oltre il luogo della sepoltura, antitesi del “cimitero” comune, insomma) sono diversi elementi. Uno di questi è indicato dai residui vegetali ritrovati dietro il capo. Una magistrale e pomposa composizione di fiori serviva come appoggio per la testa dell’aristocratico.
Quale che sia il trascorso storico di queste due salme (anche se una delle due risulta essere più esplicita in tal senso), resta la questione della loro sepoltura all’interno della Cattedrale di Notre-Dame. Non un posto qualunque, come dicevo. L’edificio fino al XVIII secolo accoglieva al suo interno le anime più facoltose della capitale e del regno interno, tutte in attesa di giungere al Giorno del Giudizio Universale nel miglior modo possibile. L’idea sarà stata questa, tanto per il canonico, quanto per il cavaliere.