Patria di folklore, di usanze e tradizioni, Napoli ha sempre una storia tutta sua da raccontare. Quella di oggi è abbastanza peculiare e divertente da essere considerata “napoletana” a tutti gli effetti. Parleremo infatti della storia del teschio del Capitano, legata indissolubilmente al cimitero delle Fontanelle.
Chiariamo innanzitutto cosa sia questo peculiare cimitero. Si tratta di un immenso ex ossario, ben 3.000 metri quadrati, sito in quartiere Sanità, zona importante e uno dei centri pulsanti di Napoli. Ma il cimitero delle Fontanelle non era una semplice luogo di sepoltura. Si trattava di un ossario, come sopra specificato, in cui si trovavano i resti di persone non identificate.
All’interno del luogo in questione si svolgeva un rito particolare: quello delle “anime pezzentelle“. I napoletani sceglievano ognuno una “capuzzella“, ovvero un teschio ignoto, e lo assurgevano al ruolo di santo da venerare e a cui chiedere protezione. Si trattava di un’usanza molto diffusa, attorno alla quale si diffuse una storiella particolare.
Una giovane coppia, in prossimità del loro matrimonio, si recò nel cimitero per cercare un’anima da “adottare” e per chiedere benedizioni. Il futuro sposino, mentre la sua ragazza pregava, era intento a sfidare un cranio particolare. Quello del Capitano. Lo infilzava ripetutamente nelle orbite vacanti e diceva di non temerlo.
Non gli bastava non temerlo però. Si spinse più in là, lo invitò, ironicamente e in segno di sfida, al proprio matrimonio. I due tornarono così a casa e nei giorni seguenti preparano le ultime cose per il proprio sposalizio. Mai si sarebbero aspettati ciò che successe durante la festa. Si presentò in effetti una persona sospetta e paurosa di nero vestita. Era inquietante, ma era lì, qualcuno doveva fare qualcosa.
Lo sposo si assunse le sue responsabilità e si avvicinò a chiedere chi fosse e cosa ci facesse alla sua festa. Il Capitano allora rispose: “Proprio tu mi chiedi chi sono e cosa ci faccio qui, dopo che tu stesso mi hai invitato?“. Lo spirito si presentò davvero al matrimonio e la giovane coppia morì. Questo vuole la leggenda, meglio non scherzare troppo allora con i teschi di persone defunte.