Risalenti alla Dinastia Shang (1600-1046 a.C.), quindi ad oltre 3.500 anni fa, i “matrimoni fantasma” o “Yinhun” sono una pratica tanto attuale quanto macabra, ancora diffusa nelle zone rurali cinesi. Si tratta di un’usanza legata alla concezione di ereditarietà e alla religione confuciana. Essere sepolti da single interrompe infatti, secondo tali credenze, la linearità della discendenza, portando sfortuna sia alla famiglia del “marito” che della “moglie”.
Ma in cosa consiste il rito? E soprattutto, qual è il problema sociale che ne deriva?
Riuniti in casa, o in un piccolo tempio con pochi familiari, i genitori dei ragazzi defunti presenziamo al matrimonio fantasma, considerando i due morti sposati nell’aldilà. Fin qui non ci sarebbe alcun problema. I vivi sarebbero sereni per la loro eredità, i defunti sarebbero contenti della loro unione.
Il problema, sempre più diffuso, è una questione un po’ più profonda di come ve l’abbiamo presentata. Nell’ultimo periodo infatti continuano le vendite delle ceneri dei cadaveri. Genitori con giovani figli morti cercano una compagna per la vita (o meglio, per la morte) per la propria prole. Si innesta così un vero e proprio mercato della morte.
La principale deviazione di tale sistema economico è, come spesso accade, il mercato nero. Tombaroli, già attivi nel passato, scavano e riesumano giovani morti per poi venderli a chi cerca mariti o mogli per i propri figli defunti. Si sa, dietro le leggi della compravendita delle volte si nascondo delle folli aberrazioni: la cosa sembra essere sfuggita di mano, perché si giunge all’omicidio per alimentare questo macabro mercato.
Due anni fa infatti, nella zona di Gansu, un uomo uccise ben due ragazze per poi tentare di vendere i loro corpi. Con il primo ci riuscì, ottenendo circa 35.000 yen, circa 4.000 euro. Con il secondo corpo gli andò peggio. Ciò che ottenne fu una condanna a morte per il duplice omicidio commesso.
Tutte queste devianze dal corso della tradizione religiosa verso la criminalità hanno suscitato importante interesse da parte del governo. Si sta infatti cercando di eliminare in toto la pratica, più diffusa nelle aree rurali, attraverso campagne di sensibilizzazione e responsabilizzazione dei cittadini. Lo Yinhun è quindi un’usanza religiosa che probabilmente scomparirà a breve, dopo oltre 3.500 anni di storia.