A Vestre Slidre, in Norvegia, nasce in questi giorni un piccolo mistero. Un ricercatore, munito dell’ormai ricorrente metaldetector, ha trovato una moneta d’oro bizantina di oltre 1.000 anni fa. Ora, la prima domanda che sorge spontanea è: come arrivò da Bisanzio, capitale e cuore dell’Impero bizantino, alle fredde terre nord-europee?
Iniziamo però dell’analisi del reperto. Innanzi tutto si tratta di un’eccezionale recupero per lo stato in cui versa. La moneta sembra appena uscita dal conio. Splendidamente intatta e decorata, conservata come nuova. Il grande merito si deve al materiale di conio, l’indeteriorabile oro.
Anche le rappresentazioni, ben visibili nella foto sottostante, sono in perfetto stato. Rappresentano, su un lato una raffigurazione di Cristo con la Bibbia, sull’altro invece i due imperatori bizantini Basilio II e Costantino VIII. Due grandi poteri, in perenne lotta nel Medioevo: quello temporale e quello sacro.
Per quanto riguarda la datazione, la moneta dovrebbe risalire agli anni compresi tra il 977 ed il 1025 d.C. Presenta inoltre una duplice iscrizione, una in latino che recita: “Gesù Cristo, Re di coloro che regnano” ed una in greco, che invece recita: “Basilio e Costantino, imperatori dei Romani“. Anche nell’iscrizione si vede chiaramente ancora una volta il richiamo al duplice potere, quello di Cristo e della Chiesa, e quello degli imperatori sulla terra.
Ma torniamo ora al nostro piccolo mistero. Come arrivò la moneta a migliaia di chilometri di distanza? Probabilmente la risposta è contenuta in un singolo nome: Harald Hardråde. L’uomo in questione fece parte della guardia del corpo dell’imperatore nel 1034. Le saghe norvegesi raccontano in effetti del ritorno di Harald, carico di tesori orientali, nel 1046 d.C.
Probabilmente era una parte del suo stipendio, probabilmente un ricordo del suo passato. In ogni caso il ritrovamento è eccezionale e testimonia/conferma come le interconnessioni fra popoli e culture fossero già salde ed estese, a differenza di quanto si credeva ai primordi del secolo scorso. Ciò spezza una lancia a favore della grande verità spesso trascurata: il Medioevo non fu un’epoca buia, tutt’altro.