Noi europei siamo storicamente “quelli dei confini strani“. Una nomea che talvolta ci ha condotti a momenti di esasperazione delirante, altrimenti non si spiega il macello che abbiamo combinato a Berlino nel 1878. Battute a parte (…), oggi diamo un’occhiata alla storia dietro i confini più strani e curiosi dell’intero continente, con un occhio di riguardo alla penisola nostrana, certamente non esule da tali dinamiche.
E infatti iniziamo proprio da mamma Italia e da uno dei suoi zii più antichi: San Marino! Osservando una cartina e centrando il nostro indice sul territorio del micro-stato, notiamo qualcosa di molto, tanto strano. A sud-ovest c’è Pieve Corena, una frazione del comune di Verucchio (RM) in cui vivono 140 abitanti. Fin qui ancora tutto normale, ma da quelle parti la normalità non è un concetto univoco. Sì, perché il centro abitato di Pieve Corena vede l’attraversamento del confine tra Italia e San Marino. Ciò trasforma la frazione in un’exclave, in cui gli abitanti godono di privilegi sul territorio sammarinese (sanità, istruzione, raccolta dei rifiuti, ecc…). Come si è arrivati ad una situazione così complicata?
La risposta è da ricercarsi in quella meravigliosa festa reazionaria che fu il Congresso di Vienna. Di fatto i delegati pontifici, chiamati a disegnare su una mappa i confini della propria giurisdizione, tratteggiarono con la matita rossa una linea che tagliava in due Pieve Corena. Ci volle più di un secolo e mezzo per correggere quella svista. Ma dall’Italia centrale spostiamoci al confine tedesco-belga. Qui a farci impazzire (personalmente ho impiegato mezz’ora per capire in che modo si sviluppasse la continuità territoriale del Belgio) è una ferrovia. Le rotaie storicamente tedesche (oggi di Bruxelles), costeggiano la frontiera del Belgio a sud di Aquisgrana.
Oltre questa ferrovia, in pieno territorio belga, ci sono cinque enclavi tedeschi: Munsterbildchen, Rötgener Wald, Mützenich, Ruitzhof e Rückschlag. L’ultimo nella lista è assurdo, sentite qua: si tratta di una casetta ed un terreno (150m x 120m) che risponde alla giurisdizione esclusiva di Berlino. A creare una simile follia è stato il regime nazionalsocialista durante la Seconda Guerra Mondiale. Si è messa solamente una pezza al problema, non provando neppure a risolverlo.
Concludiamo con il re dei confini strani, restando nel settentrione europeo. Ancora una volta l’amichevole Belgio è citato in causa, in combutta con l’Olanda. Conoscete il caso di Baarle? No? Meglio, perché vi siete evitati fino ad adesso un mal di testa assicurato. Baarle è situata a sud dei Paesi Bassi. È divisa in due a livello amministrativo: Baarle-Nassau risponde ad Amsterdam; Baarle-Hertog volge lo sguardo a Bruxelles. 10.000 anime vivono questo dualismo. Fin qui nulla di strano, vero? Peccato che a delimitare le due parti non sia un solo confine, bensì insiemi e sottoinsiemi di confini. La facciamo semplice, farvi due passi per Baarle significa letteralmente passeggiare in modo alternato tra territorio belga e olandese.
Si può entrare in un bar olandese e uscire dalla porta di servizio, che è belga. Il fronte e il retro delle abitazione il più delle volte non sono parte della stessa nazione. Quasi tutte le attività commerciali vivono questo dualismo bizzarro. La colpa è da ricercarsi nel Trattato di Maastricht del 1843, con il quale l’Olanda riconobbe lo spirito indipendentista del Belgio. Quest’ultimo aveva diritto al possesso di 5.732 lotti di terreno. Non sapendo più da dove attingere senza stravolgere i confini territoriali, scelsero la città di Baarle per combinare il pasticcio, ma in un luogo solo. Insomma, hanno concentrato il caos in un’unica località invece che disperderlo altrove. Ingegnosi, ma neppure troppo, ecco.