C’è un filo rosso, colorato dal sangue, che collega le vicende cilene del colpo di Stato di Pinochet, il “Compromesso storico” di cui parlò Berlinguer e la morte di Moro. Siamo nella difficile fase storica degli anni ’70. Sono gli anni della fine della Guerra del Vietnam, gli anni dei Nixon’s shocks, sono gli Anni di Piombo. Momenti difficili, in cui anche il “non schierarsi” era pericoloso.
13 marzo del 1972, al Palalido di Milano si apre il XIII Congresso del PCI, quello che vedrà Berlinguer superare definitivamente l’ex capo partigiano Longo. Il politico di Sassari è la nuova guida del comunismo italiano. Da subito dimostra grande volontà di innovazione e di iniziativa, senza remora verso l’alleato sovietico.
Non si può infatti parlare di questi anni senza fare menzione di quelle che erano le due principali forze dietro i “Blocchi“. Gli USA da un lato e l’URSS dall’altro. La Guerra Fredda fu combattuta in Italia (per fortuna!) senza armi, ma a suon di quattrini. Si perde il conto dei miliardi di lire di finanziamenti che arrivarono ai partiti italiani dai due principali partners sopra menzionati. Non si sparava e non si bombardava, non con le armi almeno. Ciò che contava era il consenso, e quello, si sa, si compra abbastanza facilmente.
L’11 settembre del 1973 avvenne però il colpo di Stato di Pinochet in Cile. A migliaia di chilometri di distanza, ebbe una eco non indifferente anche in Italia. Sugli articoli usciti su “Rinascita” nell’autunno dello stesso anno, il segretario Berlinguer parlò per la prima volta di “Compromesso storico”. In breve parlava della paura che qualcosa di analogo potesse avvenire anche in Italia. Se anche qui le forze di sinistra, seppur con una risicata maggioranza, avessero vinto le elezioni, temeva possibili ritorsioni violente e reazionarie.
Proponeva dunque una strategia opposta a quella di Allende in Cile. Se quest’ultimo si alienò le simpatie dei democristiani cileni di Frei, il PCI doveva avviare un dibattito costruttivo con i democristiani italiani, con un Moro già più volte dimostratosi aperto a questa innovativa prospettiva. Un segnale mal visto da Mosca, che subirà col tempo un ulteriore allontanamento dei comunisti italiani.
Un’altra formula proposta da Berlinguer sarà appunto quella di “Eurocomunismo“, ovvero un comunismo da svilupparsi in autonomia da Mosca, seppur mantenendo rapporti e condivisioni con la patria del socialismo. Tutte queste vicende si concluderanno poi, 5 anni dopo, con la tragica vicenda di Moro. Il suo rapimento e la sua morte sono pagine di storia che meritano un discorso a parte.