Scoperto negli anni ’90, il porto romano in località Le Cesine, comune di Vernole (LE), solo dal 2020 sta tornando alla luce, lentamente. Situato a 15 metri circa dalla costa, ad una profondità di quasi 4 metri, la struttura si divide in due sezioni. Probabilmente esse sono collegate tra loro. Se si riuscisse ad eliminare l’imponente riporto di sabbia, nel suo insieme il molo assumerebbe una forma ad “L” per uno sviluppo di quasi 150 metri in lunghezza.
Protagonisti dei lavori sono in realtà diversi enti: citiamo perciò il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento, la collaborazione dell’ESAC, e i Poli Biblio-Museali di Puglia. La Professoressa Rita Auriemma alla cabina di regina, coordinatrice dei lavori nonché referente principale del progetto. Dal 2020, come detto, si sta facendo il massimo per “pulire” e quindi presentare al mondo nella sua forma originale il porto romano dell’antica Lupiae (Lecce).
Questo è formato da blocchi parallelepipedi e altri lavorati a canalette. La tecnica edilizia è quella “a cassone”. I blocchi di calcarenite infatti vanno a riempire sia i lati sia il centro del molo, intervallati da pietrame locale. Si tratta di una tecnica costruttiva tipica della regione adriatica, ma anche egea. Il ritrovamento dei resti di una struttura abitativa/amministrativa lascia intendere l’alta funzionalità del complesso portuale.
Per tante ragioni, il molo di Le Cesine è paragonabile al Molo Adrianeo di San Cataldo, più noto dal punto di vista archeologico. Le stime degli addetti ai lavori sono abbastanza chiare. Sembra che il porto romano risalga ad un periodo compreso tra la tarda Repubblica e l’alto Impero (I secolo a.C. – I secolo d.C.). Gli appassionati non hanno perso l’occasione di evidenziare un episodio che potrebbe (il condizionale è d’obbligo) ricollegare la struttura portuale in questione ad un evento della Storia con la “S” maiuscola. E se Ottaviano, prima di divenire Augusto, da Apollonia fosse sbarcato proprio qui nel 44 a.C.?
La probabilità c’è, è innegabile. Quale che sia il riscontro storico, la ricchezza del patrimonio culturale-archeologico presente sul territorio salentino è qualcosa di strabiliante. Non che sia una sorpresa.
Il sindaco vernolese Mauro De Carlo commenta così l’entità del ritrovamento: “Abbiamo accolto da subito l’invito della professoressa Auriemma e abbiamo compreso che, oltre alla fondamentale importanza storica e scientifica delle scoperte che si stanno susseguendo nel nostro territorio costiero, siamo davanti alla possibilità di essere protagonisti silenziosi della scrittura di una pagina inedita della storia del nostro mare e della nostra costa”.