Tendenzialmente è errato trasporre problemi odierni indietro nel tempo e leggere fenomeni di tempi antichi con le lenti della contemporaneità. Si possono però rintracciare degli importanti fili rossi che collegano eventi e questioni di oggi a cause e prodomi nel passato. Uno di questi lega indissolubilmente la Rivoluzione Russa e la differenza di genere.
Prima della Rivoluzione novecentesca, nella società zarista si riconoscevano tre classi sociali nettamente distinte: servi della gleba (categoria abolita solo nel 1861), borghesi e nobili. All’interno della seconda classe menzionata c’erano ben 16 sottoclassi, ognuna con una propria etica comportamentale e con caratteristiche ben delineate.
Le discriminazioni, sia a livello cetuale che di genere, erano tante e quotidiane. Una grande svolta arrivò, come un vento fresco al mattino, il 25 ottobre 1917. Lenin prese il potere dopo l’assalto a San Pietroburgo ed i bolscevichi ridimensionarono subito la società (oltre alla politica) russa.
Le donne videro finalmente l’abbattimento delle barriere che le contenevano in risicati spazi, escluse quelle poche appartenenti all’aristocrazia. Il vento del cambiamento continuava a spirare ed una serie di riforme in tale senso cambiarono nettamente in meglio la condizione delle donne. Nacquero inoltre i primi movimenti per i diritti femminili, con una leader autorevole come Aleksandra Mikhajlovna Kollontaj.
Quest’ultima fu Commissario del Popolo per la Sicurezza Sociale e ambasciatrice, divenendo la prima donna a ricoprire tali incarichi. Ma vediamo le varie migliorie apportate: Il Codice del Lavoro del 1918 rendeva pari (anche e soprattutto nelle retribuzioni) uomini e donne e vietava il loro licenziamento in caso di gravidanza. Ogni tre ore le madri con bambini con meno di un anno avevano diritto a mezz’ora di pausa per allattare e far addormentare i loro figli. Avevano inoltre diritto al congedo di maternità. L’unica cosa che non mutò dal precedente sistema era che le donne non poterono ancora ricoprire il turno notturno.
Sia le pause allattamento che i congedi erano inoltre pagati ugualmente. Sempre più coinvolte nel lavoro, le donne abbandonarono lentamente la vita domestica e ricoprirono ruoli e lavori sempre più diversi. Si tratta di uno dei primi esempi virtuosi di emancipazione femminile all’interno della società, con la disoccupazione, maschile e femminile, vicina in alcuni momenti allo 0%.