Durante la Guerra Fredda e la fase del bipolarismo fra USA e URSS era molto difficile astenersi dal prendere posizione. Seppur vi furono dei tentativi “terzoforzisti” da parte della Chiesa; ovvero si tentò di costruire un centro di potere alternativo ad entrambi, anche se alla fine il Vaticano volse lo sguardo ad occidente. Di vitale importanza fu, in questo contesto, il “caso Mindszenty“.
Jozsef Pehm (poi Mindszenty) nasce il 29 marzo 1892 a Csehimindzsent, in Ungheria, al confine tra Austria e Slovenia. Nel 1915 viene ordinato sacerdote e scala subito i ruoli all’interno della gerarchia ecclesiastica. Nel 1944 è vescovo, l’anno dopo è in prigione. Dimostra sin da subito un bel caratterino e un certo attivismo politico. Finì infatti in gattabuia per la sua opposizione al governo delle croci frecciate.
Uscito di prigione, nell’aprile del 1945 è ordinato primate di Ungheria e arcivescovo primaziale di Esztergom. L’anno dopo Pio XII lo onora ancora una volta conferendogli il ruolo cardinalizio. Sembrava dunque una vita tutto sommato tranquilla e coronata di successi. Lo stravolgimento è dietro l’angolo.
Nel 1948 infatti, il nuovo governo comunista scioglie tutti gli ordini religiosi d’Ungheria. Il 26 dicembre Mindszenty è di nuovo in carcere. Le accuse sono diverse e pesanti: cospirazione contro il governo, tradimento e oltraggio all’ordinamento dello stato. Si trattò di un messaggio forte anche a livello internazionale.
Papa Pio XII prese atto della questione e capì che ormai bisognava accantonare l’ipotesi terzoforzista. C’era bisogno di una presa di posizione chiara. In un incontro con De Gasperi, l’11 febbraio del 1949, in occasione dei 20 anni dalla firma dei Patti Lateranensi, parlò chiaramente di: “Esortazione apostolica all’Episcopato per la riparazione dei gravissimi peccati dell’ateismo e dell’odio contro Dio […] favorevole a quelle iniziative che, allo scopo di sventare tali minacce, tendono a riunire le nazioni con vincoli sempre più stretti“.
Era un chiaro riferimento al blocco occidentale. Il tempo della mediazione finì proprio allora, con San Pietro che fece un passo verso l’atlantismo. Da quel momento in poi, soprattutto in ambito propagandistico, Roma avrebbe collaborato spesso e volentieri con il fronte atlantico e con la Democrazia Cristiana, nella comune lotta al comunismo.