I contesti (e i contrasti) della Guerra Fredda sono vicende note stratificate ormai nella storia e ampiamente analizzate dalla storiografia. Una pagina che però è forse meno conosciuta riguarda le due diverse impostazioni che inglesi e americani ebbero nei confronti della situazione italiana. In quest’ottica si inserisce la metafora del “manico” di Churchill.
Dalla fine del ’43, al contrario di quanto si pensi comunemente, gli inglesi assunsero un ruolo preponderante in Italia, superiore a quello degli americani. Oltre alle cariche politiche più importanti, gli inglesi, tramite il generale Harold Alexander, ebbero anche il potere del comando militare italiano.
Il concetto di sfera d’influenza inglese si basava sul bastone, più che sulla carota. Sembrava a tutti i costi necessario punire l’Italia per l’errore commesso nelle alleanze e nella scelta di seguire la Germania nella Seconda Guerra Mondiale. Nonostante ciò, appoggiarono il governo Badoglio, ma, come ricorda Guido Formigoni, più per allontanare i rappresentanti del CLN da possibili future pretese sul governo del paese che per la componente comunista al suo interno.
In questo frangente si incunea la metafora di Churchill sopra accennata. Per il primo ministro inglese, appoggiare il governo provvisorio di Badoglio voleva dire “afferrare una caffettiera per il manico per evitare di scottarsi”. Insomma, appoggio sì, ma solo funzionale alle logiche di potere e di influenza che l’Inghilterra voleva ri-ottenere nel Mediterraneo.
Si nota in questa impostazione della relazione italo-inglese un retaggio antico e strutturale della Gran Bretagna. Sembra infatti un ritorno ad una Indirect rule che aveva caratterizzato nei secoli precedenti la politica coloniale inglese in Africa ed in Asia. Si manteneva un controllo esterno, “indiretto” appunto, ma controllando le dinamiche politiche, economiche e sociale principali.
In una contesto di Guerra Fredda che vede sempre egemoni e padroni USA ed URSS, in una prima fase dunque anche l’Inghilterra disse la sua. Forse alla fine il manico non fu abbastanza e si scottò ugualmente quando l’influenza italiana, soprattutto negli anni di De Gasperi, passò in mano americana.