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8 luoghi che l’Impero Romano non riuscì a conquistare

Ovviamente intendiamo 8 luoghi che l’Impero Romano non riuscì a conquistare oltre a quel villaggio dell’Armorica, abitato da irriducibili Galli che continuava a resistere all’invasore… Ma Asterix a parte, ci furono diversi posti e paesi che gli antichi Romani non riuscirono mai a conquistare, non importa quanto ci provassero.

I posti “free Impero Romano”

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Crediti foto: @Public domain, Wikimedia Commons

Partiamo dal primo, il Sudan. All’epoca dell’imperatore Augusto, Elio Gallo, il prefetto dell’Egitto, decise di imporre una tassa sul regno di Kush. Questo regno si trovava in Nubia, nell’odierno Sudan. L’Egitto tecnicamente all’epoca faceva parte dell’Impero Romano, ma i Kush non ritenevano di dover essere soggetti ai Romani. Così la regina Amanirenas, infuriata per il balzello, condusse il suo esercito contro i Romani. Riuscì a superare la prima cateratta del Nilo, tornando a casa con un notevole bottino, diversi prigionieri e anche la testa di una statua di Augusto. Testa che seppellì all’ingresso del palazzo reale, in modo che tutti, entrando, potessero calpestarla.

Da lì partì una serie di battaglie fra i Romani e i Kush che andò avanti per anni. La stessa Amanirenas era sempre in prima linea sul campo di battaglia, arrivando anche a perdere un occhio. Così, nel 21 a.C., il governatore egiziano dovette capitolare e col Trattato di Samo, praticamente una resa sul campo, i Romani garantirono la sovranità ai Kush.

Anche l’Arabia rappresentò sempre una spina nel fianco per i Romani. Amavano questo paese, chiamato Arabia Felix, per via del suo clima e delle sue ricchezze. Così, sempre il nostro governatore Elio Gallo, nel 26 a.C. ricevette dall’imperatore Augusto l’ordine di conquistare l’Arabia Felix. La storia, se ci seguite attentamente, già la conoscete (questa per l’esattezza). Vi anticipo però che la spedizione fallì, anche miseramente.

irlanda

Pure la Scozia non cedette un millimetro ai Romani. All’epoca nota come Caledonia, era un posto frustrante per ogni comandante romano inviato a conquistarla. Roma ci provò per tre volte, ma ogni volta dovette rinunciare. In realtà i Romani riuscirono a superare il Vallo di Adriano, arrivando fino al Vallo Antonino. Ma qui resistettero pochi anni.

Il Vallo Antonino, a differenza del Vallo Adriano, era situato all’interno della Scozia. Costruito nel 140 d.C. per volere di Antonino Pio, tecnicamente segnava il confine settentrionale dell’Impero Romano. Ma gli scozzesi semplicemente ignorarono il muro e continuarono felicemente a razziarlo durante tutta l’occupazione. Trascorsi 20 anni, i Romani si stufarono di questa manfrina e si ritirarono dietro al Vallo di Adriano, lasciando la Scozia nuovamente libera.

E che dire dell’Irlanda? Nota all’epoca come Hibernia, considerata una terra dall’inverno eterno, non era molto appetibile per i Romani. Il geografo romano Strabone sosteneva che gli irlandesi fossero “più selvaggi dei Britanni”. Quindi non è che i Romani bramassero più di tanto queste terre.

Agricola, un potente generale e governatore della Britannia, in realtà pensò di invaderla. Tacito, il suo genero e biografo, prese informazioni sul paese da un principe irlandese suo amico, giungendo a credere di poterla conquistare con una sola legione. Ma in realtà pare che Agricola non si sia mai lanciato in questa impresa. E nessun Romano conquistò mai l’Isola di Smeraldo.

Lunghissime furono le guerre di Roma contro la Partia, o Persia, se preferite. In realtà tali guerre iniziarono ben prima della nascita dell’Impero Romano e finirono dopo la caduta della Partia. Quattro i principali cicli di guerra, alternati a periodi di pace.

Comunque sia, la Partia umiliò a più riprese i Romani. Li sconfisse nella battaglia di Carre, versò dell’oro fuso nella gola del comandante Crasso e sminuì i Romani dopo ogni battaglia. In realtà l’imperatore Traiano riuscì a conquistare la capitale Ctesifonte nel 116 d.C., ma l’occupazione della città non durò neanche un anno. Tanto che il successivo imperatore, Adriano, decise di ritirarsi dalla capitale. La Partia poi cadde un secolo dopo ad opera del ribelle persiano Ardashir, primo Shahanshah dell’Impero sasanide. Il quale decise di mantenere intatta una tradizione dei Parti: continuò, infatti, la guerra contro Roma.

Anche l’Armenia si rivelò ostica per i Romani, tanto che questi non riuscirono mai a far durare nessuna delle loro conquiste nel paese. Traiano riuscì a occuparla per soli tre anni, ma il suo successore Adriano fu costretto a sgombrare il campo. Il problema non era tanto la potenza militare dell’Armenia, ben inferiore a quella dell’Impero Romano. Il guaio era che era coinvolta nell’eterna lotta fra Roma e la Partia.

Più che una conquista militare, Roma cercò di controllare l’Armenia dal punto di vista politico. Per esempio, con il Trattato di Rhandeia stabilì che un principe partico potesse sedere sul trono, ma solo se scelto dall’imperatore romano.

sudan

Guai anche in Polonia. La popolazione locale, nota come Lugii o Przeworsk, in realtà non fu mai sottomessa ai Romani. Più che provare a dominare questo popolo germanico, Roma cercò di tenerselo buono corrompendolo e supportandolo nella lotta contro gli Svevi.

Tuttavia i Lugii probabilmente poi divennero i Vandali, popolo che avrebbe continuato allegramente a saccheggiare le città romane quando l’impero poi cadde.

Infine abbiamo i tentativi infruttuosi e fallimentari di Roma fatti nel conquistare la Germania. Tecnicamente parlando, alla fine fu la Germania a conquistare Roma visto che le tribù germaniche arrivarono a saccheggiare Roma nel 410 d.C.

Per secoli Roma era stata tormentata dalle scaramucce con i germanici, bloccando i commercio e uccidendo anche un paio di imperatori. La schiacciante sconfitta subita da Roma nella Battaglia della Foresta di Teutoburgo, impedì all’impero di espandersi nella zona. In quella battaglia il capo Germanico Arminio riuscì a sbaragliare ben tre intere legioni romane nel giro di quattro giorni. Per la vergogna, il comandante delle legioni fu costretto a suicidarsi.