Nel XIII secolo i Mexica (Aztechi per la storiografia occidentale e nostrana) emersero come forza regionale mesoamericana, mostrando grande capacità militare, nonché politico-amministrativa. Seguaci di una religiosità pervasiva, totalizzante in ogni aspetto della vita sociale, pubblica e privata, essi mostrarono al mondo circostante la grandezza della loro cultura erigendo città-stato come Tenochtitlán, Texcoco e Tlacopan. Una caratteristica dei Mexica che da sempre affascina curiosi, appassionati ed esperti, è il loro indissolubile legame con la morte. Essa era celebrata, venerata e ritualizzata secondo meccanismi cultuali di eccezionale complessità. Testimonianza di questo specifico aspetto della cultura Mexica sono i seguenti 5 manufatti aztechi. Forse un brivido correrà lungo la vostra schiena, forse…
1- Il Fischio della Morte. Scoperti dagli archeologi in alcune sepolture non troppo tempo fa, questi fischietti intimidatori sono tutt’ora fonte di discussione accademica e dibattito archeologico. Ciò che si sa basta comunque a rendere l’idea della loro macabra utilità. Si pensa che fossero utilizzati in battaglia per incutere terrore tra le schiere nemiche, visto il suono penetrante e stridulo che sono in grado di emettere. Attualissima poi l’ipotesi rituale. Molto probabilmente i Fischi della Morte erano lo strumento “musicale” suonato dagli accompagnatori sacerdotali nel momento del sacrificio umano, per accompagnare la vittima sacrificale nel trapasso verso l’aldilà. Tra i manufatti aztechi, esso risulta essere ancora uno dei meno compresi.
2- Chac Mool. Un modello di scultura pratico come altare sacrificale; nel cesto centrale veniva posto il cuore pulsante del malcapitato. Nello specifico il Chac Mool nella fotografia qui sopra riemerse da scavi condotti nella periferia di Città del Messico. Questi altari sono a tutti gli effetti delle “culle del cuore”, nel vero senso del termine. Importante sottolineare come i suddetti elementi scultorei non fossero un’esclusiva Mexica, ma appartenessero anche a molte altre culture mesoamericane, vedasi i Maya.
3- Statua in argilla di Mictlantecuhtli. Durante gli scavi presso la Casa delle Aquile all’estremità settentrionale del Grande Tempio di Tenochtitlan, gli archeologi scoprirono due statue in argilla raffiguranti la divinità della morte Mictlantecuhtli. Una delle due, la più rilevante per conservazione e ricchezza di dettagli, presenta il sovrano degli inferi col fegato sporgente, la pelle scorticata e le mani dotate di artigli. Il Dio dell’aldilà era associato al cannibalismo rituale, praticato internamente al tempio o intorno ad esso.
4- La maschera di Tezcatlipoca. Un teschio umano ricoperto da uno splendido mosaico in turchese: cosa c’è di meglio? Tezcatlipoca (anche noto come “specchio fumante” perché in possesso di uno specchio in grado di accecare ed uccidere i suoi nemici per via di un elemento fumogeno) era il Dio della notte, del nord nonché delle tentazioni. Egli era l’antitesi divina di Quetzalcoatl, e perciò non poteva che rappresentare la guerra. Curiosamente era la divinità accostata al concetto di bellezza. Per quanto riguarda la maschera, gli esperti ritengono facesse parte di un costume cerimoniale; forse veniva indossata con l’ausilio di fibbie in pelle di cervo.
5- Labret a forma di serpente. Vi starete sicuramente chiedendo cosa sia un labret; bene, si tratta di un caratteristico piercing (definibile anche come orecchino da labbro) molto caro ai Mexica. Il labret dell’immagine è uno dei più rari e meglio conservati a nostra disposizione. Risale al XIII secolo ed era l’emblema dell’ascesa sociale nell’Impero azteco, perché solo coloro che occupavano una posizione di prestigio potevano permettersi il lusso di indossarlo in determinati contesti cerimoniali. L’oro per i Mexica era uno status symbol, accostato alla sfera divina e riservato all’elitaria classe governante.