Il 476 d.C. viene solitamente assunto come data di cesura fra l’età antica e il Medioevo. Quell’anno, infatti, l’imperatore romano Romolo Augustolo fu deposto del generale germanico Odoacre, l’evento che segna la fine dell’Impero Romano d’Occidente. Un anno tremendo, insomma, tanto da essere ricordato come uno dei peggiori della storia europea. Ma in realtà non andò proprio così.
L’Impero Romano era in declino ormai da due secoli. I popoli germanici, da semplici invasori, si erano stanziati nei territori romani, costituendo regni autonomi dall’autorità dell’imperatore. Nel 395 Teodosio I aveva diviso l’impero fra i figli Arcadio, a cui andò l’Oriente, e Onorio, a cui spettò l’Occidente. E fu proprio la parte occidentale, quella più economicamente in crisi, ad essere maggiormente afflitta dalle invasioni barbariche. Qui, infatti, fra il 461 e il 476 si susseguirono una serie di imperatori privi di effettivo potere, manovrati dai generali germanici dell’esercito romano o dalla corte dell’Impero d’Oriente.
Nel 474 l’Augusto d’Oriente Leone I nominò imperatore d’Occidente Giulio Nepote. Ma nel 475, il generale Flavio Oreste si ribellò, riuscendo a far fuggire Nepote in Dalmazia. Quindi, elevò al trono di Roma il figlio, Romolo, un ragazzo di appena 14 anni e perciò definito “Augustolo”, cioè piccolo augusto. L’anno successivo, un generale di origine germanica, Odoacre, si ribellò a sua volta, sconfiggendo Oreste e deponendo il giovane Romolo. Odoacre però, non nominò nessun altro imperatore, limitandosi ad inviare le insegne imperiali (diadema, scettro, toga e spada) all’imperatore d’Oriente Zenone, successore di Leone I, chiedendo per sé il titolo di governatore della penisola italica. In questo modo cessava di esistere l’Impero Romano d’Occidente.
Tuttavia, ascoltando le voci dei coevi, non si riscontrano voci di disperazione. Innanzitutto, perché l’imperatore romano d’occidente c’era ancora, ossia Giulio Nepote. Ma anche dopo la sua morte, avvenuta nel 480, l’autorità romana permase. La parte orientale era viva e vegeta e il suo imperatore, Zenone, una volta scomparso Nepote, cominciò a considerarsi quale unico imperatore romano, anche di quella parte occidentale che gli spettava di diritto, anche se di fatto occupata dai regni barbarici. Inoltre, all’interno delle nuove entità statuali romano-germaniche, la componente romana continuò ad andare alle terme, ai giochi gladiatori e ad occuparsi dell’amministrazione statale, mentre i germanici si occupavano della parte militare. In pratica, quello che avveniva ormai da cinquant’anni. Anche nell’Italia governata da Odoacre prima e dagli Ostrogoti di Teodorico poi, il senato romano continuò la sua attività e addirittura si continuò ad eleggere i consoli.
Insomma, il 476 non segnò assolutamente l’implosione improvvisa di un mondo. Anzi, per i coevi furono molto più scioccanti i due saccheggi di Roma del 410 e del 455 ad opera, rispettivamente, di Visigoti e Vandali. Per dirla con le parole di Arnaldo Momigliano, grande storico dell’antichità, si trattò di una “caduta senza rumore“.