Se per qualcuno attendere qualche ora all’interno di un aeroporto, magari a causa di un ritardo, può risultare quantomeno sgradevole o snervante, ecco, pensate che ci fu un uomo che attese su una panchina del Terminal 1 dell’Aeroporto parigino Charles De Gaulle non qualche ora, non qualche giorno, bensì 18 lunghissimi anni. Tutto nella norma per Mehran Karimi Nasseri.
Forse è meglio chiamarlo Sir Alfred Mehran, come lui teneva a presentarsi con chiunque lo interpellasse: curiosi viaggiatori, addetti ai lavori, giornalisti e funzionari. Si trattò di una persona dai modi signorili, garbato in ogni situazione, eppure era quella serietà, applicata ad un luogo decisamente particolare come può esserlo un aeroporto metropolitano, a rendere il tutto quasi surreale. E forse la storia di Sir Alfred ha più di qualche aspetto surreale.
Nato probabilmente in Iran nel 1943 in una famiglia benestante, studia fino a laurearsi a Teheran. Nel ’73 va in Inghilterra per continuare gli studi in economia. Nel Regno Unito scopre che in realtà è figlio di una relazione extraconiugale tra il padre e una donna scozzese. Contemporaneamente manifesta a Londra contro l’ultimo Scià di Persia, Reza Pahlavi. A causa di questo momento di dissenso, al suo ritorno in patria verrà imprigionato ed espulso. Quella dell’espulsione sarà una sentenza ben nota a Nasseri, che nel giro di qualche anno vedrà il rifiuto della richiesta d’asilo provenire da diversi paesi europei, come Francia, Germania, UK, Olanda e Belgio.
Quest’ultimo paese alla fine si arrende e nel 1981 gli concede lo status di rifugiato politico. Peccato che Nasseri avesse in testa una sola cosa: ritrovare la vera madre. Così attraversa la Manica senza documenti. Il risultato è scontato: vietato l’accesso. Il Belgio, stanco allo stesso modo, non lo accetta più. Dal 1984 in poi, almeno per quattro anni, il nostro apolide viaggia continuamente da Parigi a Londra e viceversa. Ma è nell’88 che si stabilisce su una panchina rossa del Terminal 1, in quell’aeroporto di Parigi che in qualche modo era divenuto un luogo familiare.
Nasseri, o meglio, Sir Alfred conquistò immediatamente le simpatie di tutti. Visse mangiando nel fast food vicino. Poté lavarsi nei bagni di servizio. Lesse tutto quello che i passanti gli davano da leggere. Sempre vestito a modo, sempre pronto a raccontare una storia diversa del perché si ritrovava in quella situazione. Trascorsero gli anni e cominciarono ad affluire i giornalisti verso quel luogo sacro, pronti a pagare per sentire qualche parola sconclusionata di Nasseri. Eh sì, perché il lord cominciò presto a manifestare qualche problema mentale, per il quale verrà poi ricoverato.
Prima però un uomo, che di professione fa l’avvocato per l’immigrazione, cerca di aiutarlo. Christian Bourget dal 1992 fa di tutto per ridare un po’ di dignità a quella vita sperduta tra i lunghi corridoi del Charles De Gaulle. Alla fine (dopo qualche paradosso burocratico) ci riesce anche, ma di fronte ai nuovi documenti, che recitano “Mehran Karimi Nasseri”, l’uomo non firmò, perché egli ormai aveva scelto di essere Sir Alfred Mehran. Nel 2006 un ospedale lo ricovera per problemi di salute e un anno dopo una casa d’accoglienza offre un letto sul quale dormire. Si spegne nel novembre del 2022 ma la leggenda dell’uomo che per 18 anni visse nell’Aeroporto di Parigi non svanirà mai.