Grazie ad un lavoro certosino, che perdura dalla tarda primavera del 2017, archeologi, addetti agli scavi e autorità per le antichità egiziane, possono finalmente annunciarlo: a Minya, 250 km a sud del Cairo, è stata scoperta una necropoli risalente 4.000 anni fa. La notizia, per quanto straordinaria da un punto di vista storico-culturale, non è completa.
Esatto, perché sono gli oggetti del ritrovamento a destare attenzione in quest’ultime settimane. In particolar modo la necropoli di Tuna El-Gebel ci ha regalato un rarissimo (perché ben conservato) papiro illustrato, lungo all’incirca 17 metri, oltre ad una bara in legno dalle decorazioni così pregiate da far gridare al “miracolo” alcuni ricercatori. I pezzi di grande rilievo non sono mica terminati! Alla lista dobbiamo aggiungere una serie di statuette votive, vasi canopi e varie scatole in legno ancora ancora sigillate.
Aggiungiamo anche come vi siano delle tombe ancora da analizzare, ma la scoperta è veramente recente, perciò ci sarà tempo e modo di approfondire la reale entità del ritrovamento. Ciò che sappiamo, almeno per il momento, riguarda la datazione della necropoli. Essa è databile al periodo del Nuovo Regno (XVI-XI secolo a.C.). A fornire un ulteriore indizio sull’essenza del luogo, ci ha pensato la bara in legno precedentemente citata.
Mostafa Waziri, segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichità, si esprime così sulla scoperta: “Per sette anni abbiamo scavato e ora finalmente possiamo ritenerci soddisfatti dello sforzo… Abbiamo modo di credere che la bara colorata appartenga ad un sommo sacerdote, vista l’iconografia su di essa rappresentata; notevoli sono i riferimenti al Dio egizio Djehuti, indicato talvolta come Thoth (al quale si attribuisce l’invenzione della scrittura e la rappresentanza di Ra, n.d.r.)“.
La nostra (e non solo) lente d’ingrandimento non può che soffermarsi sul papiro di Minya. Il rotolo è grande, davvero grande, anche se non da record. Sono 17 i metri di lunghezza. Lo spazio su cui riportare informazioni sul Libro dei Morti c’è. Il riferimento, ancora una volta, è alle parole spese da Waziri, il quale sottolinea l’importanza del ritrovamento per l’Egitto e per il governatorato di Minya.
Si attendono risvolti sull’intera vicenda, che alcuni hanno definito tanto avvincente quanto strabiliante. L’Antico Egitto continua a stupire grazie a dei ritrovamenti che ci aiutano a scrivere nuove pagine di storia. L’esempio di Minya è solare, evidente oltre misura.