Citata nel IV secolo a.C. da Senofonte nella sua celebre opera Anabasi, come terra prospera e degna dell’attenzione da parte del principe achemenide Ciro il Giovane, figlio di Dario II di Persia, che a fronte dei noti Diecimila vi transitò. Annoverata da Strabone per il fiume che porta lo stesso nome della città e che vi penetra centralmente, tra due corsi d’acqua maggiori (lo Psilis ed il Sakarya, quest’ultimo è il terzo fiume più lungo della penisola anatolica). Nuovamente un poeta greco, Apollonio Rodio, la indica come tappa obbligata per i mitici Argonauti, ivi recatosi dopo aver percorso il fiume di straboniana memoria. L’antica città di Calpe (in greco antico Kálpē; nell’odierno turco Kerpe), in Bitinia, ne ha conosciuti di eventi storici, talvolta mitici. A testimonianza di questo onorevole trascorso, giacciono dei resti plurisecolari al largo del centro portuale. L’archeologia è al lavoro per riportarli alla luce.
Spedizioni subacquee ad una distanza di 80 metri dalla costa hanno permesso ai ricercatori di compiere un vero e proprio viaggio nel tempo. Il Mar Nero, come ormai siamo abituati a constatare, sembra riservare ogniqualvolta delle sorprese sensazionali. Sotto la supervisione del Ministero della Cultura e del Turismo turco e della Direzione Generale dei Beni Culturali e dei Musei, i sub-archeologi hanno condotto la prima indagine subacquea di carattere scientifico al largo dell’antica Calpe, oggi Kerpe.
Prima di addentrarci nei dettagli dell’operazione, è importante delineare un aspetto topografico della città e della regione in cui essa sorge. La baia di Kerpe, inserita nel tratto costiero turco più lungo affacciato sul Mar Nero (ben 52 km di ininterrotto litorale), è protetta dai venti settentrionali e dalle mareggiate che altrove colpiscono provocando danni e disagi. Storicamente, ciò ha comportato una crescita economica e commerciale non indifferente della città, soprattutto grazie al suo scalo portuale, uno dei principali in Bitinia. Ragion per cui gli esperti, che dal 2020 conducono delle indagini esplorative lungo il tratto costiero, sapevano di poter trovare degli autentici tesori sommersi. Patrimoni dall’inestimabile valore storico-archeologico. Così è stato.
In circa 2 km² d’area interessata, i sub-archeologi hanno rinvenuto due porzioni del vecchio molo di Calpe. Oltre ad elementi strutturali, sono riemerse anfore, resti in legno, frammenti di ceramica verniciata di rosso, lucerne, pezzi di pipa.
Attenzione però, perché come ho voluto sottolineare nel titolo dell’articolo, i reperti appartengono ad età tra loro ampiamente differenti. Ci basti sapere come alcuni reperti appartengano al periodo classico (IV secolo a.C.), altri a quello romano; non mancano infine resti risalenti al Tardoantico, al Medioevo e all’epoca ottomana, più recente (ma meno significativa per la realtà marina e commerciale di Calpe, certamente più legata all’antichità).
Se però si dovesse compilare un resoconto cronologico di quanto scoperto nelle profondità del Mar Nero, il lasso temporale maggiormente rappresentato dai reperti è di circa 1.600 anni, dall’antichità classica fino al XIII secolo inoltrato. Il Museo Archeologico di Kocaeli ha acquisito il materiale archeologico rinvenuto. Per alcuni reperti seguiranno degli approfondimenti in laboratorio. Altri invece già fanno parte dell’esposizione organizzata dall’ente museale turco. La mostra si intitola “Il Porto Silenzioso del Mar Nero: Kálpē”.