La Guerra di Successione Spagnola trascinò le potenze europee in una serie di conflitti che interessarono il Vecchio Continente dal 1701 al 1714. In tal contesto non proprio pacifico, andò in scena un episodio dall’affasciante sapore leggendario. Un evento che ebbe luogo al largo della Baia di Vigo e che vide l’intrecciarsi di diversi interessi, tanto di carattere economico quanto militare e strategico, dei quali si fecero portavoce diverse potenze.
Tra il 23 e il 24 ottobre del 1702 la flotta anglo-olandese intercettò quella franco-spagnola di ritorno dalle Americhe. Ne seguì uno scontro navale che passerà alla storia come “Battaglia di Rande” o, se preferiamo la storiografia anglosassone, “Battaglia della Baia di Vigo“. Le motivazioni alla base dell’episodio bellico sono alquanto intricate, ma si possono riassumere così: un contingente navale francese scortò i galeoni spagnoli ricolmi d’argento americano al fine di garantire un attracco tranquillo nel porto di Vigo, nord-ovest della Spagna. Peccato che gli inglesi e gli olandesi, alleati in quel momento, capirono le intenzioni dei nemici e sopraggiunsero al largo delle coste galiziane.
In realtà tra l’arrivo del convoglio franco-spagnolo, in settembre, e l’inizio dello scontro, fine ottobre, passò quasi un mese. Perciò le imbarcazioni ebbero tutto il tempo di scaricare il tesoro e per poi metterlo al sicuro nel protettissimo castello di Segovia. Ma qui entra in gioco la leggenda. Lo scontro arrise alla fazione anglo-olandese, che distrusse praticamente tutte le navi avversarie. Il bottino totale però fu esiguo, del valore di “sole” 14.000 sterline. In memoria della battaglia la corona inglese coniò anche delle monete argentee con l’incisione “VIGO”. Ce ne furono poche, infatti ad oggi, per chi si interessa di numismatica, sono rarissime.
Allora che fine fece il resto del tesoro, che si stima ammontasse a 1.000 tonnellate d’argento? Beh, dipende a chi lo chiedete. I più realistici affermano che la grande quantità d’argento fu assorbita dalle cassi statali di Filippo V Borbone, re di Spagna. I più romantici (e noi un po’ vogliamo esserlo) pensano che gran parte di quell’argento si trovi ancora oggi tra il fango del fondale marino galiziano, al largo della Baia di Vigo.
Nel corso dei decenni, per non dire secoli successivi, si sono sviluppate un numero impressionante di ipotesi sulla reale locazione del tesoro. Lo stesso Jules Verne cita la vicenda nel suo romanzo Ventimila leghe sotto i mari. Hyppolite Magen, banchiere e cacciatore di tesori, si pose a capo di un imponente progetto di ricerca nel 1870. Il finanziamento garantì una ricerca forte di tecnologie all’avanguardia per l’epoca, come l’illuminazione di lampade sottomarine e tute da sub moderne. Il risultato non fu all’altezza degli sforzi compiuti.
Magen però non fu il battezzatore di quel fondale. Un inglese ci provò 11 anni prima, tale M. David Langland. Quest’ultimo cercò di attirare l’attenzione mediatica sul tesoro scomparso (e quindi i finanziamenti necessari alla ricerca), fallendo però nell’atto pratico. Allo stesso modo ci provarono società francesi e spagnole, pur senza risultati. In tempi recenti altre spedizioni hanno avuto luogo e, sebbene delle navi colme di ricchezze archeologiche siano state trovate, del tesoro un bel niente. Forse, e diciamo forse, quell’argento dalle parti di Vigo non vedrà mai più la luce. Forse…